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Wajib - Invito al matrimonio

Un film di Annemarie Jacir

C’è una tradizione in Palestina secondo la quale le partecipazioni di nozze si consegnano personalmente, a mano, come forma di rispetto verso gli invitati. Questa consuetudine è al centro di Wajib (in arabo, “dovere”), terzo lungometraggio della regista palestinese Annemarie Jacir.
Il film narra infatti la storia di un padre di nome Abu Shadi e di un figlio Shadi (i due straordinari Mohammed Bakri e Saleh Bakri, padre e figlio anche nella vita reale) che si trovano a Nazareth per consegnare direttamente gli inviti di nozze di Amal, rispettivamente figlia e sorella.
Tutto si svolgerà nell’arco di una giornata e perlopiù all’interno della vecchia Volvo di Abu Shadi, un ambiente costretto dove i due per la prima volta si troveranno a dirsi cose finora non dette.

Con Mohammad Bakri Saleh Bakri Maria Zreik Tarik Kopty Monera Shehadeh

Produzione: Palestina Danimarca Norvegia , 2017 , 96min.

Wajib - Invito al matrimonio - Trailer ITA Ufficiale HD

Selezionato per rappresentare la Palestina agli Oscar 2018 per il miglior film straniero senza entrare nella cinquina finale, Wajib – Invito al matrimonio di Annemarie Jacir si presenta innanzitutto come un solido film d’impegno e di consumo. Costruito su una semplice idea di partenza ma già appuntata su un intento di documento antropologico (il wajib, ossia l’usanza locale, tipica della Palestina del Nord, che assegna agli uomini della famiglia il compito di portare le partecipazioni di matrimonio casa per casa), il film si dipana per buona parte su una situazione narrativa fissa e iterata. Padre e figlio in automobile, a percorrere in lungo e in largo la città di Nazareth, con soste più o meno lunghe presso gli invitati, che lasciano spazio a brevi ritratti spesso caratterizzati da un garbato senso dell’umorismo. L’intento è anche quello di raccontare una Palestina urbana (Nazareth conta circa 75.000 abitanti), inquadrata nella sua soffocante fisionomia di assedio quotidiano sotto il controllo delle autorità israeliane.
Annemarie Jacir sceglie di raccontare tale senso di oppressione tramite frammenti che entrano tangenzialmente nel quadro, a volte anche solo tramite una breve immagine colta al volo dall’automobile svoltando in una curva (quei soldati fuggevolmente inquadrati).

In tal modo Wajib – Invito al matrimonio riesce a restituire il senso di un contesto sociale che cerca faticosamente forme proprie a un’idea di normalità, laddove normalità si rivela per un termine che accoglie nel suo significato anche vivere come prigionieri, con limitate libertà di pensiero e d’azione, e soprattutto custodendo gelosamente manifestazioni di rito e cultura che nella loro continuità garantiscano il conforto dell’identità.