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Un marito a metà

Un film di Alexandra Leclère

Un marito a metà, il film diretto da Alexandra Leclère, racconta di Sandrine (Valérie Bonneton), sposata da 15 anni e con due figli, che scopre che il marito Jean (Didier Bourdon) ha una relazione con un'altra donna. Superato lo shock iniziale, Sandrine decide di incontrare la rivale Virginie (Isabelle Carré) e le propone un insolito accordo: condividere il marito a settimane alterne, una sorta di affidamento congiunto. Inaspettatamente Virginie accetta e le due donne impongono a Jean un bizzarro triangolo amoroso e un nuovo stile di vita. Ma quello che per Jean sembra un sogno che diventa realtà, si rivelerà ben presto un incubo carico di imprevedibili conseguenze!

Con Didier Bourdon Valérie Bonneton Isabelle Carré Hélène Vincent

Produzione: Francia , 2018 , 104min.

UN MARITO A METÀ - Trailer ufficiale - Dal 30 agosto al cinema

Commedia francese pirotecnica e ancorata a uno spunto (extra)coniugale interessante, Un marito a metà sfrutta come può l’idea di fondo faticando non poco, però, a declinarla verso esiti che non siano prevedibili o abborracciati. Il protagonista professore universitario di letteratura, interpretato da Bourdon, ha una discreta mimica e di fatto è il perno del film, con le sue nevrosi buffe ed eccentriche da marito e amante, in un turbinio di menzogne, ribaltamenti e cortocircuiti dove a un certo punto la menzogna si fa condizione essenziale della voglia sessuale (“Se non menti non monti”, si sentenzia) e il povero Jean è condannato a una vita grama e grottesca da perenne scappato di casa.

L’esperimento intavolato dalla commedia ha le sue svolte gustose, ma nel complesso il disegno di fondo è fin troppo elementare, tra gag risapute e momenti di erotismo acrobatico e cartoonesco, soporifere guerre dei Roses tra amanti, avvelenamenti con cibo per cani e ammiccanti ad American Beauty (1999). Il finale è debolissimo e flebile, mentre il film, assai rocambolesco nell’insieme, tenta troppo approssimativamente di riflettere sui rapporti coniugali con verosimiglianza affilata e spontanea crudeltà. Qualità che si intravedono solo di rado e alle quali quasi sempre si preferisce un più agevole ma anche molto più deficitario tono da pochade. Traspare comunque, in filigrana, la presa in giro dell’illusione, a tutti i livelli, del sentimento, manipolato in questa pazza girandola con sprezzo del pericolo e del ridicolo. Bourdon è una celebrità in patria per essere stato membro di un trio comico, "Les Inconnus", vera leggenda della comicità francese negli anni ’80 e ’90, mentre la regista Alexandra Leclère si è ispirata al suo vissuto personale. Davvero impressionante la somiglianza tra Isabelle Carré e Julie Delpy.