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Toto le héros- Un eroe di fine millennio

Un film di Jaco Van Dormael

Al crepuscolo della stagione, Thomas è ancora persuaso che la sua vita non sia la sua. Alla sua nascita sarebbe stato scambiato col vicino di casa, l'odioso e ricchissimo Alfred Kant. Thomas, che ritiene l'usurpatore responsabile di tutte le sue disgrazie, soprattutto della morte tragica di sua sorella, progetta dal fondo del suo letto e dei suoi incubi di assassinarlo. Di vendicarsi di chi gli ha rubato la vita, la felicità, la ricchezza, l'amore della sua famiglia e della sua ragazza. Ricordi e fantasmi si mescolano nella sua testa in un singolare balletto che scorre la sua esistenza e ritrova l'agente segreto e invincibile della sua infanzia, l'eroe del titolo.

Con Michel Bouquet Thomas Godet Michelle Perrier Gisela Uhlen Mireille Perrier

Produzione: Belgio Francia Germania , 1991 , 89min.

Toto le héros - Trailer

Non abbiamo che una vita e questa affermazione ci definisce e ci spinge alla ricerca di un'esistenza perfetta. A ribadirlo è Jaco Van Dormael che ci parla sovente di Mr. Nobody, esplorando film dopo film le potenzialità di un destino.

La molteplicità dei percorsi che potremmo seguire, la vertigine filosofica del vivere, i rimpianti di un'intera vita o la rinuncia a viverne una, si trovano già tutti nel suo primo film, Toto le héros, storia di un uomo convinto di essere passato a lato della sua esistenza. Sospeso tra passato e presente, il racconto è strutturato come un mosaico temporale che svolge senza sosta i ricordi dell'eroico Thomas. La sua memoria è un puzzle i cui pezzi si ricompongono per formare il tableau finale, uno sguardo sull'infanzia, sulla leggerezza di quell'età e sui suoi conflitti in faccia all'incomprensione degli adulti.

Un'indagine su un uomo che si è 'fatto un film' da quando era bambino (Thomas si sognava agente segreto), assecondato da genitori che vivevano a loro volta una vita parallela. Il padre lo incantava con trucchi di magia, la madre lo faceva volteggiare su canzoni per l'infanzia rivisitate. Meraviglia e realismo si mescolano allora in una narrazione che 'vive' una vita per procura. Generato da un incendio, il protagonista si convince di vivere un'esistenza qualunque di cui incassa i colpi inventandone una alternativa dall'altra parte del giardino o da qualche parte dentro di sé. E in quella dimensione immaginata coltiva un nemico, Alfred, la sua nemesi.

 

Quella che deve uccidere per trovare pace. Ma alla fine Thomas verrà a patti con l'altro da sé, quello che ha compiuto interamente il suo destino, quello che avrebbe potuto essere o magari quello che è stato e che non avrebbe voluto essere, quello a cui si sostituisce in un ultimo gesto disperato. Un gesto di liberazione al termine di una ricerca affannosa inseguita attraverso tutte le età e le occasioni puntualmente perdute. Fino alla vecchiaia, subita con risentimento dentro un ricovero da cui evade per riprendersi (crede lui) quello che gli appartiene. Ma Thomas non sarà mai felice, ne capirà mai perché non riesce ad esserlo. E dire che qualche volta la felicità è una cosa "da nulla". Una cosa che fa "boum" come il cuore in una canzone di Trenet.