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Oro verde. C'era una volta in Colombia

Un film di Cristina Gallego Ciro Guerra

Oro Verde - C'era una volta in Colombia racconta le origini del narcotraffico in Colombia attraverso la storia epica di una famiglia indigena wayuu di semplici pastori diventati esperti uomini d'affari. Durante la bonanza della marijuana, la matrona Ursula, l'audace Raphayet e la bella Zaida scopriranno la ricchezza, ma anche i risvolti tragici di questa guerra per controllare l'attività illegale. Una lotta fino all'ultimo respiro, che tra avidità e sete di potere, metterà a rischio le loro vite, la loro cultura e i loro riti ancestrali.

Con Natalia Reyes Jhon Narváez Carmiña Martínez José Acosta

Produzione: Messico Colombia Danimarca , 2018 , 125min.

ORO VERDE - C'era una volta in Colombia - Trailer ufficiale italiano

Tra film antropologico e gangster movie, la trasformazione epocale e violenta di un popolo

Oro verde è un film antropologico che si trasforma inaspettatamente in un gangster movie seguendo la disgregazione di un popolo nel passaggio da un'economia arcaica a una di tipo capitalistico.

«30 capre, 20 mucche, 5 collane e 2 muli»: è la dote pagata da Rapayet per sposare Zaida all'inizio di Oro verde - C'era una volta in Colombia (versione italiana a metà tra Herzog e Leone dell'originale Pajaros de verano). Negli anni '60 del '900, un popolo che ha saputo difendersi «contro i pirati, gli inglesi, gli spagnoli e i governi» preserva ancora intatta la sua natura fuori dal tempo. Come nel precedente El abrazo dela serpiente, Ciro Guerra - a cui si aggiunge alla regia la co-sceneggiatrice e produttrice Cristina Gallego - lavora da antropologo, riprendendo con sguardo documentaristico il rituale di corteggiamento dei Wayuu e indagando le dinamiche interne a una comunità.

Ma laddove non ha potuto la Storia, possono il denaro e l'economia di mercato: i soldi ricavati dal narcotraffico verso il Nord America mutano nel giro di pochi anni la geografia umana e sociale della famiglia di Rapayet. I muli sono sostituiti dalle jeep, i coltellacci dalle pistole, un raggruppamento di capanne da un fortino blindato, e il film stesso si trasforma in un gangster movie sull'ascesa e la caduta di un narcotrafficante.

La violenza e il calcolo economico diventano i principi regolatori di un mondo che evolve alla velocità della luce, ma che, paradossalmente, nel momento in cui si allontana dalle proprie radici si ritrova attorno alle proprie tradizioni. A differenza infatti di quanto avviene nel cinema americano - a cominciare dai film di Scorsese o dalla saga del Padrino, in cui la parabola ascendente della mafia italoamericana porta a una perdita dei legami col passato - nella guerra tra i clan Wayuu a dominare sono regole ancestrali fatte rispettare dai membri anziani.