
30 Notti con il mio Ex
Un film di Guido Chiesa
30 Notti con il mio Ex, il film diretto da Guido Chiesa, vede protagonista Bruno (Edoardo Leo), un padre single metodico e ansioso, con una vita fatta di abitudini rassicuranti e schemi quotidiani ben definiti. La sua esistenza scorre tranquilla tra il lavoro, dove fatica a farsi valere nonostante l'impegno costante, e il rapporto con la figlia adolescente (Gloria Harvey), che lo sprona a essere meno rigido e più aperto al cambiamento. Ma tutto viene stravolto quando, su insistenza della figlia e per senso di responsabilità, Bruno accetta di ospitare per un mese la sua ex moglie Terry (Micaela Ramazzotti), appena uscita da un lungo e delicato ricovero psichiatrico.
Terry è l'opposto di Bruno: impulsiva, esuberante, affascinante e totalmente imprevedibile. La convivenza si rivela da subito complicata, ricca di tensioni e sorprese. Mentre Bruno cerca disperatamente di mantenere il controllo della situazione, Terry sconvolge ogni equilibrio con la sua schiettezza disarmante e la sua voglia di vivere senza freni, che sfocia spesso nell'eccesso. Tra risate, litigi, confessioni inattese e vecchi ricordi che riaffiorano, i due si trovano a fare i conti con ciò che li ha divisi e con ciò che, forse, li lega ancora profondamente. 30 notti che sembravano solo un favore si trasformano in un viaggio emotivo imprevedibile, capace di rimettere tutto in discussione e riaccendere speranze dimenticate. Ma basterà un mese per cambiare davvero il loro destino?
Con Edoardo Leo Micaela Ramazzotti Gloria Harvey Claudio Colica Anna Bonaiuto.
Produzione: Italia , 2025 , 102min.
Sulla carta, la premessa – il reinserimento forzato di una donna con fragilità psichiche nell'equilibrio precario dell'ex marito e della figlia adolescente – promette scintille emotive e drammatiche. Davide Chiesa, nel suo adattamento di un format spagnolo, sceglie invece la strada della commedia agrodolce, affidandosi a un trio di attori capaci di navigare le sfumature di una situazione tanto delicata quanto potenzialmente esplosiva.
Il film poggia solidamente sulle spalle di Edoardo Leo e Micaela Ramazzotti. Leo, nel ruolo di Bruno, padre single che ha dovuto ricostruire una quotidianità dopo la separazione, offre una performance misurata, tutta giocata sulla difficoltà palpabile di riaccogliere un passato ingombrante e imprevedibile. La sua è una maschera di pragmatismo che fatica a celare ansia e affetto sopito. Di contro, Ramazzotti si cala in Terry con una vitalità contagiosa e disarmante. Lungi dal ritrarre una 'pazzerella' stereotipata (terreno che l'attrice conosce, come lei stessa ammette), incarna una donna la cui fame di vita e di normalità familiare, pur filtrata dalle "voci" che sente, è il vero motore emotivo della narrazione. La sua Terry non è solo problematica, è soprattutto desiderante.
Una menzione speciale merita la debuttante Gloria Harvey. La sua Emma non è solo la figlia contesa o l'adolescente in fase di ribellione; Harvey le dona una maturità e una capacità di lettura della situazione che sorprendono, fungendo da bussola emotiva tra le turbolenze dei genitori. È un esordio che lascia il segno per naturalezza e comprensione del personaggio.
La sceneggiatura, pur non esente da qualche stereotipo da commedia (i vicini nordici impiccioni, la scoperta del fidanzatino della figlia), riesce a mantenere un equilibrio tra sorriso e riflessione. Sebbene il punto di vista iniziale sia marcatamente quello di Bruno (tanto da far pensare, come suggerisce la recensione originale, a un "30 giorni con la mia ex"), il film gradualmente allarga lo sguardo, invitando lo spettatore a empatizzare con le ragioni e le difficoltà di ciascun membro di questo nucleo familiare ricomposto a tempo determinato.
Chiesa dirige con mano leggera, privilegiando un tono sorridente anche di fronte a tematiche complesse come la malattia mentale e la disgregazione familiare. Questa scelta, se da un lato rende il film accessibile e godibile, rischia a tratti di smussare eccessivamente gli spigoli più dolorosi della vicenda. Tuttavia, il risultato è un ritratto garbato e fondamentalmente ottimista sulla possibilità di comprendersi e ritrovarsi, anche quando le circostanze sembrano remare contro. Una commedia che, stemperando il dramma con l'ironia, suggerisce che l'ascolto e l'empatia possono essere la chiave per ricostruire ponti, anche solo per trenta giorni.



