
La brava moglie
Un film di Martin Provost
La brava moglie, il film diretto da Martin Provost, segue la storia di Paulette Van der Beck (Juliette Binoche) e di suo marito. I due hanno gestito in Francia per diversi anni, una scuola per buone mogli, insegnando a giovani ragazze di buona famiglia come essere delle perfette casalinghe e dolci mamme, occupandosi delle faccende domestiche, senza mai opporsi ai doveri coniugali.
Quando improvvisamente il marito di Paulette scompare, la donna, che fino a quel momento era stata in disparte e alle dipendenze del marito, si rende conto che è rimasta senza soldi e che la scuola sta per fallire. Tutto questo, insieme all'aria di cambiamento del maggio del 1968, porterà Paulette a rivedere il suo modo di essere. La donna si ribellerà infatti alle regole da brava casalinga che rappresentavano le sue certezze, per essere finalmente se stessa e una donna libera.
Con Juliette Binoche Yolande Moreau Noémie Lvovsky Edouard Baer François Berléand
Produzione: Francia , 2020 , 109min.
l regista e sceneggiatore Martin Provost, che ha al suo attivo film drammatici con protagoniste femminili come Séraphine, Violette e Quello che so di lei, si cimenta qui nella commedia, soprattutto nella prima parte del film, quella in cui Paulette inaugura il nuovo anno scolastico aggrappandosi ai principi secondo i quali è sempre vissuta indossando un tailleur alla Jackie Onassis (rosa, come quello che la first lady indossava quando è morto il marito....) e il canonico filo di perle, ben cosciente che "il nemico è alle porte".
A Parigi e nelle zone più evolute della Francia infatti scioperi, occupazioni studentesche e movimenti femministi sfoceranno in quel maggio di fuoco che avrebbe, fra le altre cose, rivoluzionato la condizione della donna. Ma alla scuola Van Der Beck tutto è fermo al Medioevo, e la direttrice, insieme alla cognata Gilberte e alla combattiva suora Marie Thérèse, fanno guardia al fortino.
Sono soprattutto le interpretazioni di Juliette Binoche nei panni di Paulette e di Yolande Moreau in quelli di Gilberte a illuminare questa prima parte con la loro ironia e leggerezza, mentre Noémie Lvovsky calca troppo la mano sul ruolo di Marie Thérèse, rendendolo prossimo alla caricatura.
Ma la sceneggiatura non riesce a trovare un tono che sappia mediare fra la rappresentazione di un mondo antico destinato a scomparire e le sensibilità contemporanee: tutto ciò che dovrebbe essere graduale diventa improvviso, fino a culminare in un balletto finale che "butta in musical" la parabola di Paulette e le sue alunne con un brusco cambio di marcia. Alcune tematiche delicate, come quella dell'omosessualità femminile, vengono inoltre gestite secondo un codice di accettazione contemporaneo invece che mantenersi fedeli allo spirito del tempo, soprattutto in un ambiente che ci è stato descritto come chiuso alle novità e refrattario al progresso.



