
I miserabili
Un film di Ladj Ly
I Miserabili, è un film diretto da Ladj Ly, che segue la storia di Stéphane (Damien Bonnard), un agente di polizia che si trasferisce dal comune francese Cherourg a Montfermeil, nella periferia di Parigi. Stéphane si integra facilmente nella comunità del piccolo centro e viene inserito nella squadra anti-crimine al fianco dei colleghi Chris (Alexis Manenti) e Gwada (Djibril Zonga), due poliziotti esperti e dai metodi non convenzionali.
Capisce fin da subito quanto la situazione tra le gang del quartiere sia tesa e fragile, una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. La goccia che fa traboccare il vaso è il furto di un leoncino che viene rapito da un circo, a cui segue un incomprensibile violenza nei confronti di un bambino, mentre tutto viene ripreso da un drone a cui molti inizieranno a dare la caccia per cancellare le prove.
Stéphane si troverà costretto a sporcarsi le mani e gli occhi, invischiato in prima persona nelle miserie dei bassifondi, polveriera di violenza e criminalità, e comprenderà le difficoltà della polizia nel mantenere la pace e l'ordine seguendo il sentiero della legalità.
Con Damien Bonnard Alexis Manenti Jeanne Balibar Djibril Zonga
Produzione: Francia , 2019 , 102min.
Ispirato alle rivolte di strada di Parigi del 2005 e ad altri fatti realmente accaduti, con I Miserabili il regista Ladj Ly, nato e cresciuto, anche come filmaker, nel sobborgo che racconta, espande l'omonimo cortometraggio in un film di grande impatto, tale da riportare alla mente L'Odio di Kassovitz, rispetto al quale misura anche la crescita frammentata ed esponenziale di certe realtà della banlieue parigina.
I Miserabili, che del grande romanzo popolare di Victor Hugo usa l'ambientazione e una didascalia finale, ma soprattutto incarna le preoccupazioni profonde, non conta un momento di troppo, ma contiene al suo interno tre film ben distinti.
Il primo, il prologo, è un film di finzione, nonostante la realtà delle immagini: la Francia multiculturale unita dal tifo per la nazionale di calcio in una gioiosa sintesi interetnica e interreligiosa. Poi c'è il secondo film: la vita di tutti i giorni, costruito come un teso film di genere, che intreccia la giornata dei tre agenti con quella del "Sindaco" e del suo braccio destro, impegnati a farsi strada come boss del quartiere, con gli affari dei boss locali dello spaccio, dei Fratelli Musulmani e del loro leader, Salah, schedato come pericoloso perché insieme ai kebab dispensa il suo pensiero, e poi con i gitani del circo e con i tanti ragazzini dei palazzoni popolari, come Issa, che ne combina una dietro l'altra, o Buzz, che col suo drone spie le ragazze e ciò che non dovrebbe.
Un film multifocale, nel quale il punto di vista del nuovo arrivato non coincide con quello dei due veterani della pattuglia, e nel quale dialogano senza saperlo lo sguardo orizzontale della polizia, che cerca di farsi strada nel labirinto delle gang, come in un mercato all'aperto, e quello dell'alto del drone, che diviene accidentalmente testimonianza, coscienza sporca, arma.



