
Che fine ha fatto Bernadette?
Un film di Richard Linklater
Che fine ha fatto Bernadette?, il film diretto da Richard Linklater, segue la storia di Bernadette (Cate Blanchett), un brillante architetto in un ambiente di lavoro prevalentemente maschile e mamma amorevole della quindicenne Bee (Emma Nelson). La donna è completamente dedita alla sua famiglia, per la quale ha sacrificato anche la sua professione.
Con il suo carré liscio e i grandi occhiali neri, Bernadette ha un atteggiamento totalmente disinteressato verso le altre mamme, in particolare verso Audrey (Kristen Wiig), sua vicina di casa, con cui non va affatto d'accordo. Ma la sua vita apparentemente perfetta viene sconvolta da un evento inaspettato e pur di non deludere sua figlia e suo marito, Bernadette decide di sparire misteriosamente, avventurandosi da sola in Antartide. Bee e suo padre si mettono sulle sue tracce, mentre cercano di scoprire i motivi che hanno spinto la donna a lasciare la sua amata famiglia.
Con Cate Blanchett Billy Crudup Kristen Wiig Laurence Fishburne
Produzione: USA , 2019 , 104min.
Seattle. Elgin e Bernadette sono una coppia con figlia (Bee), benestante e apparentemente felice. Elgin, però, è sempre più occupato a sviluppare il proprio progetto per Microsoft, mentre Bernadette vive con difficoltà crescente i rapporti con il vicinato e la sua condizione di casalinga. Perché Bernadette, anche se nessuno lo sa, era uno dei più brillanti architetti d'America. Quando l'equilibrio tra le tensioni contrapposte sembra cedere, Elgin decide di correre ai ripari e di intervenire, prima che la depressione della moglie abbia il sopravvento.
Che fine ha fatto Bernadette? - che solo nel titolo italiano strizza l'occhio a Che fine ha fatto Baby Jane? di Robert Aldrich - non appartiene né alle opere indimenticabili né agli errori di percorso del regista di Boyhood. Ma nella sua ricercata anomalia, Bernadette rimane quintessenza della poetica di Richard Linklater e della sua inesausta interrogazione su cosa comporti passare a un'età più matura, in termini di rinunce e di opportunità.
I dolorosi bilanci in chiaroscuro della mezza età, in genere appannaggio di giocatori di baseball o musicisti rock fallimentari, toccano stavolta a un architetto. Per la precisione a un architetto donna, talentuosissimo e costretto dalle circostanze - una delusione professionale e una tormentata maternità - a fare un passo indietro. O meglio di lato, abbandonando gli ampi spazi soleggiati di Los Angeles in favore della piovosa e provinciale Seattle, dove l'ha condotta il progetto hi-tech ideato dal marito e acquisito da Microsoft.
Elgin istruisce delle macchine a interpretare i principi che guidano le emozioni umane, mentre Bernadette pratica l'esatto opposto, donando ogni dettaglio del proprio privato a Manjula, un presunto assistente virtuale indiano che cela un'identità ben più sinistra. Il punto rimane il medesimo che angosciava il personaggio di Patricia Arquette al termine di Boyhood: cosa resta del sacrificio di una vita? Una donna dispone di una terza scelta che non sia la solitudine o il fatto di negarsi per crescere i propri figli? In tempi di rivendicazioni legittime, ma che talora sconfinano in strumentalizzazione o persecuzione ad personam, quella di Maria Semple - autrice del bestseller da cui il film è tratto - e poi di Linklater sembra, nella sua semplicità, una delle cose più genuinamente femministe dette da eoni in qua.



