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La douleur

Un film di Emmanuel Finkiel

La douleur, il film diretto da Emmanuel Finkiel, è il diario di un’attesa, il racconto lacerante di un’assenza, il viaggio interiore di una donna che attraversa la violenza della Storia e dei sentimenti.
Nella Francia del 1944 occupata dai nazisti, Marguerite (Mélanie Thierry), una giovane scrittrice di talento, è un attivo membro della Resistenza insieme a suo marito, Robert Antelme (Emmanuel Bourdieu). Quando Robert viene deportato dalla Gestapo, Marguerite intraprende una lotta disperata per salvarlo. Instaura una pericolosa relazione con Rabier (Benoît Magimel), uno dei collaboratori locali del Governo di Vichy, e rischia la vita pur di liberare Robert, facendo imprevedibili incontri in tutta Parigi, come in una sorta di gioco al gatto e al topo. Lui vuole veramente aiutarla? O sta solo cercando di cavarle informazioni sul movimento clandestino antinazista? La fine della guerra e il ritorno dei deportati dai campi di concentramento segnano per lei un periodo straziante e danno inizio a una lunga attesa, nel caos generato dalla liberazione di Parigi.

Con Melanie Thierry Benoît Magimel Benjamin Biolay Grégoire Leprince-Ringuet Emmanuel Bourdieu Patrick Lizana

Produzione: Francia Belgio Svizzera , 2018 , 127min.

LA DOULEUR (2018) | Trailer Italiano del Film dal Libro di Marguerite Duras

Un diario intimo del dolore, un ritratto della presenza dell'assenza, un viaggio interiore di un'anima ripiegata su se stessa.

Con qualche libertà e una sublime delicatezza, Emmanuel Finkiel rilegge il celebre romanzo di Marguerite Duras che lo sconvolse a 19 anni.

"Questa donna che attende il ritorno del marito dai campi di concentramento faceva eco alla figura di mio padre, una persona che aspettava sempre. Anche quando ebbe la certezza che la vita dei suoi genitori e di suo fratello era finita ad Auschwitz". Il regista di Voyages e Je ne suis pas un salaud adatta il testo della grande scrittrice per arrivare a una considerazione universale su un sentimento proprio di tutti gli uomini. L'opera di Finkiel non è un biopic su Marguerite Duras, ma un diario intimo del dolore, un ritratto della presenza dell'assenza, un viaggio interiore di un'anima ripiegata su se stessa che Mélanie Thierry ha saputo brillantemente portare alla luce. L'attrice francese attraversa magistralmente l'evoluzione di Marguerite Duras dagli anni della sua gioventù a quelli della sua maturità.

"Di fronte al camino, il telefono, è affianco a me. A destra, la porta del salone e il corridoio. In fondo al corridoio, la porta d'ingresso. Potrebbe ritornare direttamente, suonerebbe alla porta d'ingresso: "Chi è? - Sono io". Finkiel così annuncia l'attesa, citando in apertura del film l'inizio del romanzo, tratto dal giornale personale che Duras aveva scritto dopo l'arresto di suo marito nel '44, e poi a lungo dimenticato. Tra diario intimo e racconto, il film traduce fedelmente in immagini il romanzo aspro e ardente attraverso un'esemplare messa in scena e la distanziazione propria della scrittura di Duras, senza rinunciare ad esplorare la violenza dei sentimenti. Lo sdoppiamento, l'alienazione della donna che si guarda allo specchio, si osserva dall'esterno nelle immagini che finiscono per offuscarsi, rende ancor più potente la descrizione delle emozioni.