Jane by Charlotte
Un film di Charlotte Gainsbourg
Jane by Charlotte, film diretto da Charlotte Gainsbourg, è un documentario incentrato su Jane Birkin, l'attrice britannica naturalizzata francese, raccontata qui da sua figlia, che si cimenta per la prima volta nella regia per racconta questa donna come mai fatto prima. La stessa Gainsbourg ha iniziato a riprendere sua madre nel 2021, anno in cui l'attrice ha avuto un leggero ictus da cui si è ripresa molto rapidamente. Filmandola, Charlotte ha cominciato a guardarla con uno sguardo registico, come mai aveva fatto prima di quel momento.
L'occasione delle riprese diventa per le due donne anche un modo per trascorrere del tempo insieme ed - essendo la stessa figlia la regista intenzionata a raccontarla - la Birkin si lascia andare ai ricordi. È così che il documentario diventa una conversazione tra due artiste, ma soprattutto uno scambio intimo e familiare tra madre e figlia.
Con Jane Birkin Charlotte Gainsbourg
Produzione: Francia , 2021 , 88min.
Al suo debutto alla regia Gainsbourg firma un'opera intima e personalissima, mai priva di stile e di interesse, giocando con la formula di archivio biografico familiare che nel suo caso specifico è anche profondamente artistico.
Nuovo tassello nel filone dei documentari girati da figli d'arte dedicati agli illustri genitori (corrispettivi italiani sono Negli occhi di Giovanna Mezzogiorno o Ritratto di mio padre di Maria Sole Tognazzi), in Jane par Charlotte Gainsbourg mira a raccontare l'altro volto di Birkin, quello privato, più intimo, ritraendola tra i suoi cani come nel giardino con le nipoti (figlie di Charlotte), in pescheria come sul palcoscenico, inserendo nella narrazione scatti fotografici e sfocature di luce come a voler sottolineare la luminosità dell'anima che ha scelto di porre al centro del racconto.
Non è una narratrice estranea, entra sin dalla prima scena nel suo documentario, polverizzando il confine tra biografico e autobiografico e svelando anche molto di se stessa, come figlia, come artista e come madre. Insiste sul fattore umano, sulla vulnerabilità, sulle dipendenze della madre da sonniferi e alcol, ma anche sul dramma della malattia (un "cancro non doloroso", per usare le parole di Birkin) e sulla tragedia di aver perso la prima figlia Kate e sulla conseguente catena infinita di "se avessi" dovuta al senso di colpa.
Portatrici sane della stessa filosofia di vita libera, lontana da pregiudizi e convenzioni, Jane e Charlotte affrontano davanti alla macchina da presa temi esistenziali, ricordi, paure. Paura di invecchiare, per cui Birkin confida di aver tolto gli specchi più realistici di casa e di togliere volentieri gli occhiali prima di guardarsi. Paura della morte, più dei suoi figli che sua - mentre Charlotte teme di perdere la figura titanica della madre, come confessa nella lettera-tributo finale, commossa e commovente.
Ne esce un ritratto umano insieme lieve e potente, senz'altro commovente, che dice molto della donna, più che dell'artista, Jane Birkin.