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I figli degli altri

Un film di Rebecca Zlotowski

figli degli altri, il film diretto da Rebecca Zlotowski, racconta la storia di Rachel (Virgine Efira), una donna di 40 anni, senza figli e innamorata della sua vita, condita dai suoi studenti, dai suoi amici e dalle lezioni di chitarra. Quando conosce Ali, si innamora di lui, ma l'uomo ha una figlia di 4 anni, Leila.
Sin da subito Rachel stringe un forte legame con la bambina e si prendere cura di lei come farebbe una vera madre. È così che ben presto il desiderio di avere una famiglia tutta sua cresce sempre di più in lei, ma il tempo non perdona...

Con Virginie Efira Roschdy Zem Chiara Mastroianni Mireille Perrier Frederick Wiseman

Produzione: Francia , 2022 , 104min.

I FIGLI DEGLI ALTRI - Trailer Ufficiale

Rebecca Zlotowski ha individuato un buco temporale, una discrasia, per cui il cinema le è parso in ritardo, mancante di un'immagine fondamentale: quella delle nuove famiglie, riassortite, allargate, che rappresentano una realtà diffusa e socialmente integrata del nostro presente privato e collettivo.

E se non è l'immagine della famiglia, è certamente quella della belle-mère (l'italiano "matrigna" è inaccettabile), la compagna del padre, a non aver avuto spesso l'attenzione della macchina da presa, più ancora del suo corrispettivo maschile.

Virginie Efira assume con grande dedizione questo ruolo, portando in primo piano un personaggio tradizionalmente secondario, specie quando la sua partecipazione si rivela una parentesi, un passaggio transitorio dentro la grande storia d'amore di altre persone. Morbida nel corpo e forte nel carattere, la Efira è qui incarnazione autentica e toccante della malinconia della sua situazione ma anche dell'intelligenza della dignità, tanto che la sua interpretazione riempie i non pochi vuoti imputabili alla regia.

Non basta infatti chiudere ad iris (in un ideale ricordo destinato a sbiadire) i capitoli della storia di Rachel, Alì e Leila, o peggio lasciarsi prendere la mano dalla passione per i costumi di scena (al limite della sfilata di moda), per elevare il film al di sopra di un realismo troppo appiattito, che guarda al cinema americano anni Settanta (Kramer contro Kramer, Spara alla luna) da una postazione temporale e artistica che è però differente e distante.