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Gli orsi non esistono

Un film di Jafar Panahi

Gli orsi non esistono, film diretto da Jafar Panahi, racconta di due storie d'amore parallele, nelle quali gli amanti si ritrovano a fronteggiare la forza della superstizione, le meccaniche di potere e altri ostacoli nascosti e inevitabili per far trionfare il loro amore.

Panahi realizza un film con povertà di mezzi ma non di potenza metaforica, attraverso poche e semplici idee di messa in scena e narrative allarga lo sguardo oltre il confine, ne mette in luce la ridicola portata antistorica, così come quella di un potere che ormai esiste in quanto status, avendo smarrito il senso stesso della sua funzione sociale. Il regista iraniano con amarezza ha difficoltà a proporre una soluzione diversa rispetto alla fuga, alla presa d’atto di una follia non emendabile. Nuovo capitolo sulla portata esemplare di una vita al servizio del cinema e della denuncia delle storture del potere.

Con Jafar Panahi Naser Hashemi Vahid Mobaseri Bakhtiar Panjei Mina Kavani

Produzione: Iran , 2022 , 107min.

GLI ORSI NON ESISTONO - TRAILER UFFICIALE - DAL 6 OTTOBRE AL CINEMA

Come è noto Jafar Panahi già nel 2010 aveva subito una condanna che prevedeva per venti anni l'impossibilità di girare film, espatriare ed avere contatti con i media. Di recente però, essendosi recatosi alla Procura di Teheran per avere informazioni su un altro regista detenuto, è stato arrestato e condannato a sei anni di reclusione.

Questo film si propone come una sorta di (ovviamente speriamo temporaneo) punto fermo nella sua filmografia. Ancora una volta, da artista che non si piega ai diktat del potere, riesce ad eludere tutti i vincoli e a consegnarci una sua riflessione sul cinema e sulla società iraniana. Per quanto riguarda il cinema ci mostra come possa ancora essere un mezzo di denuncia a cui solo la mancanza di campo può porre degli ostacoli.

Non sono più i tempi in cui il regime consegnava e controllava la quantità di pellicola utilizzata per girare un film 'autorizzato' preceduto dall'immancabile "In nome di Dio". Oggi si procede diversamente e, se necessario, per interposte persone. Ecco allora una storia d'amore così forte da chiedere di essere raccontata ma che, al contempo, finisce con il reclamare una 'verità' che anche il cinema più indipendente può faticare a cogliere nella sua essenza. 

Ma c'è un'altra vicenda che avviene nel villaggio e che coinvolge Panahi al punto da costringerlo ad andarsene. Muovendosi su questo doppio registro riesce non solo a raccontarci due situazioni definite nel tempo e nello spazio ma anche a ricordarci come il potere espanda i suoi tentacoli anche nei luoghi più remoti approfittando dei pregiudizi e dell'ignoranza.