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Freud - L'ultima analisi

Un film di Matt Brown

Freud - L'ultima analisi, film diretto da Matt Brown, è ambientato prima della Seconda guerra mondiale, quando ormai Sigmund Freud, interpretato da Anthony Hopkins, è giunto quasi alla fine della sua vita. Lo psicanalista decide di incontrare lo scrittore inglese C.S. Lewis (Matthew Goode), autore del ciclo di romanzi "Le cronache di Narnia", ma anche teologo.
Proprio con lui Freud vuole discutere riguardo l'esistenza di Dio, analizzando anche il legame che il filosofo ha con la figlia lesbica Anna e la relazione non convenzionale di Lewis con la madre del suo migliore amico. All'interno dello studio di Freud, in questa sua ultima sessione, passato e presente si intrecciano con la fantasia.

Con Anthony Hopkins Matthew Goode Liv Lisa Fries Jodi Balfour Stephen Campbell Moore Jeremy Northam

Produzione: Irlanda , 2023 , 108min.

Freud - L'ultima analisi | Trailer Ufficiale | Dal 28 novembre al cinema

Ambientato alla vigilia della seconda guerra mondiale e verso la fine della sua vita, il film vede Freud (Hopkins) invitare l'iconico autore C.S. Lewis per un dibattito sull'esistenza di Dio. Esplorando la relazione unica di Freud con la figlia lesbica Anna e la storia d'amore non convenzionale di Lewis con la madre del suo migliore amico, il film intreccia passato, presente e fantasia, uscendo dai confini dello studio di Freud in un viaggio dinamico.

Si narra che poco prima della fine, Freud ricevette la visita di un professore universitario da Oxford: chi fosse costui, non è mai stato chiarito ma il testo – e quindi il film – lo immagina in Clive Staples Lewis, scrittore e teologo, amico di Tolkien, ma soprattutto rivoluzionario della fantascienza moderna quando darà alle stampa Le cronache di Narnia nel 1950.

Freud dunque riceve la visita di C.S. Lewis. Lo accoglie a casa sua, inizia a parlarci. Anthony Hopkins inaugura un confronto attoriale con Matthew Goode, che è un grande motivo del film. L’altro è il dramma da camera, con poche significative riprese all’esterno e punteggiato da ricordi in flashback: per Sigmund il passato a Vienna, nell’Austria che non esiste più dopo l’annessione alla Germania; per Clive l’infanzia bucolica con la figura della madre e soprattutto la memoria lacerante della prima guerra mondiale, sul campo di battaglia. Freud, 83 anni, è circondato dalla presenza costante e quasi morbosa della figlia Anna, anche lei psicanalista, lesbica storicamente legata a Dorothy Burlingham in una storia che il padre disapprova; un nido esiliato e disfunzionale in attesa della dipartita del genio. Mentre alla radio si sentono le voci di guerra, dai bombardamenti alle truppe in marcia, Lewis e Freud si confrontano su Dio: il primo devo cristiano, dopo un passato d’ateismo, il maestro ateo razionalista che considera la religione una forma di disturbo, ossia una creazione dell’individuo per rispondere a determinati bisogni. Il vecchio contro il giovane, la mente contro l’anima. La contesa va in scena dentro quattro mura con la regia invisibile che asseconda il corso degli eventi, cioè dei dialoghi, e il dibattito che si sviluppa interrotto dalla tragedia della Storia (come un allarme antincendio) e dai sospiri del privato, tra ricordi, figli e relazioni. Impostato il congegno il racconto inserisce il pilota automatico e si limita a seguire le oscillazioni delle due posizioni, rispettandole entrambe, concedendo ai due cervelli l’onore delle armi. L’incontro, confronto, scontro fra Hopkins e Goode porta a casa la partita, anche nei momenti più involuti e ripetitivi. E la soluzione su Dio? Freud dice a Lewis: “Se tu hai ragione non sarai in grado di dirmelo, se ho ragione io nessuno lo saprà mai”. Così sia.