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Fratello e sorella

Un film di Arnaud Desplechin

Fratello e sorella, film diretto da Arnaud Desplechin, racconta la storia di Luois e Alice (Melvil Poupaud e Marion Cotillard), un fratello e di una sorella, entrambi prossimi ai cinquant'anni. Lei è un'attrice, mentre lui un poeta che lavorava come insegnante. I due non hanno un rapporto amorevole, anzi non si vedono e si evitano l'un l'altra da diversi anni, oltre venti. Alice odia a tal punto Louis che una volta lo ha incrociato e non solo non lo ha salutato, ma è anche scappata via.
Quando i loro genitori, però, rimangono coinvolti in un incidente, i due sono costretti a rincontrarsi finalmente...

Con Marion Cotillard Melvil Poupaud Golshifteh Farahani Cosmina Stratan Max Baissette de Malglaive

Produzione: Francia , 2022 , 108min.

Fratello e sorella (Trailer Ufficiale HD)

Non si esce indenni dal nuovo film di Arnaud Desplechin. Radicale e malato, Fratello e sorella è a immagine del suo soggetto e della sua famiglia spezzata.

Da una parte, Louis e Alice, fratello e sorella folli di un odio che li nutre e li consuma, dall'altro i loro genitori, coppia fragile la cui agonia diventa il filo conduttore del racconto. Come i suoi personaggi, Desplechin mastica, rimastica, digerisce e rivanga ancora lo stesso sentimento folle, la stessa nevrosi misteriosa che tiene lontani Alice e Louis, gli stessi fantasmi ostinati. Perché i Vuillard, che scandiscono la filmografia dell'autore (Racconto di Natale, soprattutto, ma anche I re e la regina e I Fantasmi d'Ismaël), non hanno ancora finito di farsi a pezzi, riemergendo costantemente sulla superficie del suo cinema.

Sotto identità familiari, invecchiate oppure rinnovate, attivano reazioni chimiche, esplosioni, depressioni, vertigini, allucinazioni, luminose o oscure. Film dopo film rimuginano quell'avversione implacabile, raccontandola, portandola in scena, trasformandola, fissandola o sublimandola in una catarsi sempre rimandata.

In Fratello e sorella ogni scena è in levare ma rifiuta il climax, il punto culminante che libererebbe i personaggi da se stessi. L'odio incandescente li inghiotte, inghiotte tutto e si fa ossigeno di un film soffocante che non ha paura di giocarsi lo spettatore né di rischiare i suoi attori, due 'mostri' monumentali che assumono pienamente il carattere tragico del racconto. La loro avversione è teatrale e si avventura nel regno del mito.