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L'Opéra National de Paris

Il lago dei cigni

Autore: Piotr Ilyitch Tchaikovski
Coreografia: Rudolf Noureev
Libretto: Vladimir Begichev

Direttore d'orchestra: Valery Ovsyanikov
Scenografia: Ezio Frigerio
Costumi: Franca Squarciapino

Solisti: Corpo di Ballo dell'Opéra National de Paris

Per questo balletto, Il Lago dei Cigni, Tchaikovsky si è ispirato ad una leggenda nordica di due ragazze trasformate in cigni da una terribile maledizione. Nel 1895 Marius Petipa elaborò proprio per queste musiche una coreografia con dei personaggi maestosi per le ballerine, facendo nascere il mito della ballerina-cigno, la ballerina par excellence. La magistrale versione di Nureyev per il Ballet de l’Opéra de Paris nel 1984 aggiunse la profondità psicologica ai personaggi.

Durata: 155min.

Le Lac des cygnes - Trailer

Il Lago è un prodotto tipico della scuola ballettistica francese, in cui si intrecciano pantomima e divertissement (nelle danze folkloristiche del terzo atto), fusa con la vena elegiaca del maestro russo Ivanov. Questo mix unico dette vita a qualcosa di memorabile, che, nelle intenzioni, doveva resistere ai tempi, e che ai tempi ha resistito.
Se nel 1895, un anno dopo la morte di Čajkovskij, non si fosse deciso di rendere omaggio al compositore riallestendo un titolo quasi dimenticato del 1877, oggi non ci troveremmo davanti a un balletto fra i più conosciuti, amati, citati (spesso a casaccio), parodiati e sfruttati del repertorio classico. È dunque a Mosca che, a metà degli anni Settanta dell’800, il Lago dei cigni va in scena per la prima volta: al Teatro Bol’šoj, con la coreografia (dimenticabile e dimenticata) di Julius Reisinger. Viene ripreso negli anni Ottanta dell’800 per poi essere lasciato cadere. Torna in vita, il solo atto bianco, per mano di Lev Ivanov nel 1894, pochi mesi dopo la morte del compositore. Ma nella sua versione completa “rivede” la luce grazie all’intervento congiunto di Marius Petipa, Lev Ivanov e del direttore e compositore Riccardo Drigo, che insieme a Modest, fratello del musicista, rielabora la musica e unisce il primo e il secondo atto in uno solo composto da due scene, per rendere più forte la tensione drammatica della prima parte.
Incomincia dunque dal Mariinskij la seconda vita del Lago, destinato a un successo e a una fama planetaria. Un balletto che incarna tutti gli ideali del tardo romanticismo e dell’arte coreografica di fine ’800. Un principe combattuto fra il male di vivere, l’ideale di un amore puro e paradisiaco e la passione terrena e carnale. Due personaggi femminili affidati alla stessa ballerina (ma a volte il ruolo è stato sdoppiato) che deve dare prova di sapersi calare nella danza pura e intensa di Odette come nelle bellurie virtuosistiche della perfida Odille. Compresi quei trentadue fouetté, pezzo di bravura con il quale l’italiana Pierina Legnani conquistò il pubblico pietroburghese, e la cui esecuzione rimase a lungo un “segreto della casa”. Così com’era, il Lago entra in epoca sovietica e viene replicato a lungo prima di essere “riletto” negli anni Trenta da Agrippina Vaganova, che lo racconta come una vicenda di nobili decaduti e proprietari terrieri nel primo ’800 tedesco. Il Lago come lo presenta oggi il Mariinskij, nasce dal bisogno di ritorno all’antico del dopoguerra. Prima con un allestimento (perduto) di Lopuchov, poi con la versione “definitiva” di Konstantin Sergeev.

La trama

La regina madre dà una festa nel giardino del castello in onore del principe Siegfried in occasione del compimento della maggiore età. Il giovane è circondato da amici con i quali danza (pas de trois). Sul più bello appare la madre che sollecita dal figlio una decisione riguardo alle nozze, annunciandogli di avere invitato il giorno dopo ad un ballo alcune fanciulle fra cui trovare la fidanzata. La festa, dopo l’uscita di scena della regina, continua con danze e scherzi del buffone di corte (variazioni), cui assiste, con benevola indulgenza, il vecchio istitutore di Siegfried.

Ad un certo momento, gli ospiti entrano nel castello, e Siegfried rimane solo. Assorto nei suoi pensieri, ricerca un po’ di tranquillità e si dirige verso il vicino lago accompagnato dal vecchio maestro e dal buffone. Mentre pensosamente sta osservando le vestigia diroccate di un vecchio castello, viene distratto da un volo di cigni. Siegfried viene immediatamente preso dal desiderio di cacciare e, nonostante le preghiere del vecchio maestro, che tenta di dissuaderlo, imbraccia la sua balestra e corre nel bosco.

Mentre le rovine del castello si specchiano nelle acque silenziose del lago, appaiono i cigni bianchi che, non appena giunti a riva, si trasformano misteriosamente in ragazze e iniziano a danzare. Siegfried che, nel corso della sua battuta di caccia, aveva inseguito i cigni fino a lì, rimane a fissare, meravigliato, la metamorfosi.

Le ragazze, dapprima titubanti, circondano il principe e la più bella fra loro, Odette, gli racconta il loro mistero. Sono state trsformate in cigni da Rothbart, genio del male e soltanto di notte e in quel luogo esse possono riprendere le loro sembianze umane originali. Siegfried, giovane e focoso, vuole affrontare il malefico Rothbart per sconfiggerlo, ma Odette gli spiega che per dissolvere la magia c’è una sola possibilità, invece della forza: l’amore di un giovane che non abbia mai promesso il cuore a nessun’altra fanciulla.

Siegfried, conquistato dalla bellezza di Odette e dalla tristezza delle sue parole e della sua espressione, le confessa il suo sentimento e decide di invitarla il giorno successivo al ballo per presentarla alla regina madre e ai suoi amici come propria fidanzata. Odette vorrebbe accettare, ma non può comparire fra la gente fino a che la magia non si sarà dissolta, altrimenti il malefico Rothbart, per vendetta, avrebbe sicuramente escogitato qualche espediente per impedire al principe di mantenere la sua promessa, causando in questo modo la morte di tutti i cigni.

I due giovani restano insieme fino all’alba, senza però accorgersi che, nascosto nel folto degli alberi, Rothbart ha assistito a tutta la scena e già sta tramando un piano per ingannare Siegfried. E non appena quest’ultimo se ne va, trasforma nuovamente le ragazze in cigni.

Il giorno dopo, gli ospiti al ballo arrivano nella grande sala del castello per la presentazione a Siegfried delle ragazze fra cui scegliere la fidanzata. Ha inizio il lungo divertissement: si susseguono, nell’ordine, la danza spagnola, la tarantella napoletana, la mazurka polacca, la czarda ungherese, cui fa seguito un elegante valzer sulle note del quale sfilano le pretendenti, guardate con indifferenza da Siegfried, che continua a pensare a Odette e, quando giunge il momento di decidere, le rifiuta tutte.

All’improvviso, annunciato da uno squillo di trombe, fa la sua apparizione un ospite misterioso in compagnia di una fanciulla vestita di nero. Questa fanciulla, sosia di Odette, è Odile, la figlia di Rothbart. Odile ha l’incarico, su ordine del padre, di conquistare il principe e impedirgli, quindi, di mantenere il giuramento fatto a Odile.

In un grande e famosissimo pas de deux, il gioco della seduzione si compie. Con sguardi ammaliatori, Odile convince Siegfried di essere lei il cigno bianco del quale si è innamorato. Il giovane principe innamorato cade nel tranello e presenta Odile alla regina madre come sua futura sposa. Il gioco del tradimento si è così perpetrato ai danni dell’inconsapevole Siegfried e, a questo punto, perfidamente, Rothbart gli svela la vera natura di Odile, mentre in lontananza gli fa vedere il volto di Odette ormai destinata alla morte.

Disperato, Siegfried, resosi conto dell’inganno, corre verso il lago.

Nascosto dietro le rovine del castello, Rothbart cerca di scorgere Odette, ma lei non è fra le sue compagne. Il furore di Rothbart preannuncia una minaccia di morte.

Mentre i cigni si lamentano del loro destino, arriva Odette che, da lontano, ha visto tutto quello che è successo nel castello di Siegfried. Addolorata, racconta alle sue amiche tutto quello che si è svolto durante il ballo, il tradimento del giuramento d’amore e la fine definitiva delle sue speranze di riprendere sembianze umane.

Disperato e dopo una lunga corsa, arriva Siegfried che cerca Odette per ribadirle il suo amore e raccontarle del raggiro. L’amore di Odette è più forte della magia di Rothbart e lei, commossa dalla disperazione e dalle parole del principe, lo perdona. In mezzo alle rovine compare Rothbart, provoca una furiosa tempesta e locca con Siegfried nel tentativo di separarli, ma senza riuscirvi.

Di fronte ad un amore così disperato ed intenso la magia di disperde. Compare su lago l’alba e i primi raggi del sole illuminano i due giovani che hanno conquistato la loro felicità e il loro amore.