
Carlito's Way
Un film di Brian De Palma
Per un cavillo legale, opera del suo avvocato, Charly Brigante, portoricano, detto Carlito, si fa cinque anni di prigione invece di trenta. Era un grande spacciatore di droga, un vero mito. Si reinserisce acquistando la quota di un locale e righerebbe dritto se non fosse per il suo amico avvocato, che lo coinvolge addirittura nell'uccisione di un boss della mafia. Braccato senza pietà viene raggiunto - e non dalla mafia - proprio nel momento di salire in treno per fuggire alle Bahamas con la sua donna, che aspetta un bambino. Il miglior De Palma che racconta alla sua maniera, facendo della cinepresa un altro attore, e senza dimenticare la sua solita scena-madre-in-stazione, che ricorda sin troppo quella degli Intoccabili. Interessante l'artificio di far sentire i pensieri del gangster, già morente all'inizio, secondo un flash-back che ricorda vagamente quello di Holden in Viale del tramonto. Straordinario Al Pacino che, superati i cinquant'anni, ha trovato un'ottima misura di interpretazione. O forse è il doppiaggio di Giannini a farlo sembrare ancora più bravo.
Con Al Pacino Sean Penn Penelope Ann Miller John Leguizamo
Produzione: USA , 1993 , 130min.
Dai romanzi Carlito's Way (1975) e After Hours (1979) di Edwin Torres. Ambientato nel 1975 a Harlem, il ritratto di Carlos Brigante, malavitoso portoricano che tenta invano di cambiare vita, la traiettoria di un destino che ha per traguardo una morte violenta. Almeno 4 sequenze di rilievo in questo opus n° 22 di B. De Palma, uno dei suoi migliori, tutto narrato in flashback; 2 forti interpretazioni di A. Pacino (doppiato benissimo da Giancarlo Giannini) e S. Penn, una sapiente sceneggiatura di David Koepp. Unico difetto di questo film neoromantico, vicino al noir più che al gangster: il convenzionale tema nostalgico della malavita che "non è più quella di una volta".



