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Armand

Un film di Halfdan Ullmann Tøndel

Armand, il film diretto da Halfdan Ullmann Tøndel, racconta di un evento controverso accaduto in una scuola elementare.
Armand (Loke Nikolaisen) e Jon hanno 6 anni e sono amici inseparabili. Un giorno, Jon accusa il suo migliore amico di aver oltrepassato ogni limite nei suoi confronti senza però specificare cosa sia successo. L'accusa crea grande scompiglio e nonostante genitori e insegnanti cerchino di saperne di più, i due bambini raccontano versioni confuse scontrandosi senza mai dare dettagli utili.
Il mistero attorno all'avvenuto scatena una vera e propria guerra di pensiero e fa crollare tutte le certezze degli adulti che non sanno cosa pensare e come comportarsi.

Con Renate Reinsve Ellen Dorrit Petersen Øystein Røger Loke Nikolaisen Thea Lambrechts Vaulen

Produzione: Norvegia , 2024 , 100min.

ARMAND Trailer Ufficiale Italiano Dal 1° Gennaio al Cinema

Un banale giorno in una scuola elementare norvegese si increspa di un'ombra inquietante. Un presunto atto di molestia tra due bambini di sei anni, Jon e Armand, diviene la miccia che innesca una deflagrazione nelle vite dei loro genitori, costringendoli a confrontarsi con le proprie fragilità e i non detti che serpeggiano tra le mura domestiche. La convocazione dei genitori e della madre del presunto aggressore da parte del corpo docente si trasforma rapidamente in un terreno minato, dove la ricerca della verità si scontra con le difese emotive e le proiezioni individuali.

Portare un cognome come Ullmann Tøndel inevitabilmente evoca l'ombra ingombrante di Ingmar Bergman e Liv Ullmann. Eppure, con "Un Incidente", il giovane regista dimostra una sensibilità autonoma, un'urgenza narrativa che non riecheggia pedissequamente i fasti familiari. Se l'incipit potrebbe richiamare alla mente le dinamiche claustrofobiche di "Carnage" di Polanski, la scelta di confinare l'azione all'interno dell'edificio scolastico ne stravolge completamente la traiettoria. L'esperienza diretta del regista come insegnante elementare traspare nella sua acuta osservazione delle dinamiche interne a questo microcosmo. Inoltre, il contesto norvegese, con la sua forte impronta sociale e i protocolli pedagogici ben definiti, aggiunge un ulteriore strato di complessità alla vicenda. L'impreparazione del personale scolastico di fronte a un evento così inaudito – una presunta molestia tra bambini di sei anni – diviene il punto di partenza di un'indagine sulle inadeguatezze di un sistema pur pensato per la tutela.

Da qui si dipana un film che scava con lucidità nei rapporti tra scuola e famiglia, tra le famiglie stesse e all'interno di ogni nucleo. Tøndel, dichiarando la sua ammirazione per Buñuel, si concede brevi parentesi oniriche che stemperano il realismo della narrazione, offrendo allo spettatore momenti di straniamento che amplificano la tensione sottile. Sorretto da un cast in stato di grazia, con una Renate Reinsve semplicemente straordinaria nel ruolo della madre di Armand, il film dosa sapientemente il sorriso amaro con la crescente inquietudine suscitata da una situazione tanto insolita quanto plausibile.

Intelligente la scelta di tenere i due bambini ai margini della contesa, escludendo qualsiasi flashback che potesse "spiegare" l'accaduto. Il focus rimane saldamente ancorato alle reazioni degli adulti, alle loro interpretazioni filtrate dalle proprie esperienze relazionali, lasciando allo spettatore il compito di districarsi nella nebulosa ricerca della verità. Chi ha familiarità con il mondo dell'insegnamento troverà ulteriore spunto di riflessione nel confronto tra le strategie adottate dal direttore e dall'insegnante e le proprie possibili reazioni di fronte a un caso simile.

Il finale, apparentemente risolutivo, lascia tuttavia un retrogusto di incertezza, una domanda sospesa che invita a riflettere sulla natura ambigua della verità e sulla persistenza delle ferite invisibili. Forse atteso, forse no, l'epilogo di "Un Incidente" non offre facili risposte, ma piuttosto una profonda meditazione sulla complessità delle relazioni umane e sulla fragilità del nostro bisogno di certezze di fronte all'imprevedibile.