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Sous le ciel d'Alice

Un film di Chloé Mazlo

I cieli di Alice, film diretto da Chloé Mazlo, è ambientato negli anni '50 e racconta la storia di una ragazza di nome Alice (Alba Rohrwacher), che vive tra le alte e verdi montagne svizzere insieme ai suoi familiari. La giovane, però, ha un grande desiderio: lascia la Svizzera e partire alla scoperta del mondo.
È così che quando riceve la proposta per un impiego come ragazza alla pari a Beirut, per Alice sembra essere arrivato il momento che tanto aspettava e, senza rifletterci troppo, parte subito per il Libano. Arrivata a Beirut, la ragazza si ritrova in una città molto diversa da quelle a cui è abituata in Svizzera. Qui il sole è sempre presente, le persone sono esuberanti e, in generale, in tutta la città si respira un clima molto vivace, perfetto per vivere quelli che sono i migliori anni della sua vita.
Poco tempo dopo il suo arrivo, Alice conosce anche Joseph (Wajdi Mouawad), un astrofisico dal carattere gentile, di cui si innamora perdutamente e con il quale inizia una storia d'amore, che la porterà a costruirsi in seguito una famiglia con il ragazzo. La giovane sembra aver trovato la sua dimensione e aver realizzato la sua felicità, ma il dramma è dietro le porte. Negli anni '70 lo scoppio della guerra civile porta una nuvola grigia sul paese e inevitabilmente trasforma il paradiso di Alice in un inferno, dove ogni equilibrio e certezza costruita negli anni inizia a vacillare. Ma la ragazza è pronta a non abbandonarsi alla disperazione, né a permettere alla minaccia della guerra di distruggere la sua vita felice...

Con Alba Rohrwacher Wajdi Mouawad Isabelle Zighondi Mariah Tannoury Jade Breidi Odette Makhlouf Hany Tamba John Chelhot

Produzione: Francia , 2020 , 92min.

Sous le ciel d'Alice TRAILER | AIFF 21

L'ottimo esordio alla regia di Chloé Mazlo è il perfetto amalgama delle sue radici franco-marocchine e della sua esperienza nei corti d'animazione: influssi, tecniche e referenze storico-culturali che si inseguono lievi nel ritratto di un paese e dei suoi decenni più tormentati.

Volto principale di un film che in realtà mette in mostra un'attenzione corale per i tanti personaggi che lo attraversano è quello di Alba Rohrwacher, che si conferma l'attrice dal profilo più complesso e interessante del nostro cinema e che spesso negli ultimi anni ha trovato ruoli più consoni al suo talento in giro per l'Europa. Qui recita, in francese, la parte di una donna che dell'Europa si fa emissario e nel Libano outsider, mettendo al servizio di Mazlo quella sua innata alterità espressiva e quel coraggio che fa sembrare l'impresa eccezionale di Alice più facile di quanto sia in realtà.

Mescolando gli inserti in stop motion, l'animazione e i fondali illustrati, la regista crea un film stravagante ma dallo sguardo diretto e tenero, che non si ripromette di usare le tecniche visive per rivelare, ma semplicemente per illuminare le cose della vita. E quindi le radici che legano a una famiglia lontana si sradicano dal pavimento, i bambini si acciuffano dalle cicogne in volo sopra al letto, e perfino la guerra è raccontata per immagini quasi infantili, come un angolo di strada conteso e la figura del cedro, simbolo del paese, intrappolato nel mezzo.

Ad armonizzare lo stile visivo e a legare gli strappi della storia ci pensano le tinte pastello della splendida fotografia di Hélène Louvart, che in passato ha curato anche le immagini di Lazzaro felice e che nell'ultimo anno ha lavorato per altre eccellenti registe, con La figlia oscura e Mai raramente a volte sempre. Prestigiosa e meritata compagnia per Mazlo, che nonostante sia al primo film ha saputo condensare una visione artistica eterogenea in un'opera emozionante e ambiziosa.