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Mondocane

Un film di Alessandro Celli

Mondocane, film diretto da Alessandro Celli, è ambientato in un futuro prossimo, non troppo distante dai giorni nostri, in quel di Taranto, divenuta ormai una desolata città fantasma, cinta dal filo spinato, un tacito "alla larga", rispettato anche dalla Polizia. Al suo interno, dove nessuno osa entrare, i pochi abitanti conducono un'esistenza misera e violenta, cercando di sopravvivere come meglio possono. Oltre a loro, vi sono le Formiche, una gang criminale guidata dal carismatico Tescacalda (Alessandro Borghi), il loro capo. Le Formiche lottano per il dominio del territorio con un'altra banda rivale del posto.
È in questo ambiente violento che vivono Pietro e Christian, due giovani orfani di 13 anni, cresciuti fianco a fianco, condividendo lo stesso sogno nel cassetto: entrare nella gang. Pietro, noto come Mondocane, riesce ad affrontare e superare con successo le prove per entrare nel gruppo, al contrario di Christian, che viene schernito e soprannominato Pisciasotto. È da questo momento che nel forte legame tra i due amici qualcosa s'incrin

Con Dennis Protopapa Giuliano Soprano Alessandro Borghi Barbara Ronchi Ludovica Nasti

Produzione: Italia , 2021 , 110min.

MONDOCANE con Alessandro Borghi (2021) - Trailer ufficiale HD

Solido esercizio di commistione tra i toni del post-apocalittico e quelli del proto-cyberpunk, Mondocane segna il proseguimento della missione con la quale Matteo Rovere si è messo in testa di re-iniettare l'energia di genere nel cinema italiano.

Qui alla produzione dopo aver firmato Il primo re nel 2019, Rovere lascia il passo a un soggetto originale di Alessandro Celli, autore d'esperienza in TV e nei corti, ma al primo lungometraggio.

Non cambia il progetto generale, che è sacrosanto e necessario: reinterpretare i codici di certi generi che dominano l'immaginario globale e applicarli al nostro territorio. Come in La terra dei figli, premessa simile e tono molto diverso. Oppure come Rovere già faceva in chiave fondativa romana ne Il primo re, e nelle corse sportive a Imola in Veloce come il vento, e perfino nel controverso esordio Un gioco da ragazze, ammiccante e torbido teen drama.

Quello di Mondocane è un universo rassegnato, pessimista come il genere richiede; un'ambientazione che incuriosisce, in cui Roma non è più la capitale, in cui dopo la "grande evacuazione" al massimo si può scappare in Africa, eppure la macchina da presa non si muove dagli scorci stranianti di Taranto vecchia e nuova. La prima senza legge, con le sue tribù di guerrieri e i suoi mezzi d'assalto blindati, la seconda quasi distopica nel voler ricreare una normalità da vignetta che nasconde le storture del sistema.

Al suo meglio il genere post-apocalittico catapulta verso il parossismo le inquietudini del presente, e in questo Mondocane centra l'obiettivo, declinando la storia travagliata della città, l'eredità industriale, la geografia unica e le vicende dell'Ilva in un racconto d'azione che affonda le radici nel reale e fa tappa in luoghi significativi come il rione Tamburi e la Cittadella. In più lo fa abitando il suo mondo distopico con la sicurezza di chi non deve spiegarlo eccessivamente (talvolta al limite dell'incomprensibile per quanto riguarda il funzionamento di questa nuova società).