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Maigret

Un film di Patrice Leconte

Maigret, il film diretto da Patrice Leconte, segue la storia di una giovane ragazza che una mattina di marzo viene trovata morta, uccisa con cinque coltellate, in Place Vintimille a Parigi, con indosso un abito da sera e una borsetta. Nessun elemento identifica il cadavere. A indagare sul caso sarà il commissario Maigret (Gérard Depardieu), che grazie al suo metodo e alla sua attenzione per i dettagli riesce a poco a poco a ricostruire la storia della vittima.
Nessuno sembra conoscere o ricordare la giovane, ma il commissario scopre che si tratta di Louise Laboine, una ragazza di 16 anni, trasferitasi qualche anno prima a Parigi nel tentativo di dare una svolta alla sua vita. Louise aveva stretto amicizia con Jeanine Armenieu (Mélanie Bernier), una giovane in cerca di fortuna riuscita ad arrivare alle porte dell'alta società, a differenza della vittima, rimasta inerte cadendo in miseria. Riuscirà il commissario Maigret a risolvere l'intricato caso?

Con Gérard Depardieu Aurore Clément Mélanie Bernier Jade Labeste Anne Loiret

Produzione: Francia , 2022 , 89min.

MAIGRET | Trailer Ufficiale

Basato (molto liberamente) sul romanzo di Georges Simenon "Maigret e la giovane morta", Maigret sembra un adattamento classico, al limite del convenzionale, ma può contare su tre grandi risorse portate in dote da altrettante figure maschili.

La prima è la presenza dietro la cinepresa di Patrice Leconte, che colora la narrazione della tenerezza e la malinconia che caratterizzano tutto il suo cinema, nonché di quella pietas che lo accomuna al leggendario commissario francese che "non giudica mai nessuno" e diffida dei giudici, pronti ad accontentarsi delle spiegazioni più ovvie. La seconda è la corpulenza di Gerard Depardieu, che regala al suo Maigret una gravitas fisica e morale, portando in dono la sua immagine pubblica di "peccatore" in affanno e regalando al commissario una dimensione crepuscolare. Infine, in filigrana, si intravvede la biografia tormentata di un altro "peccatore", Georges Simenon, uomo di eccessi alimentari e sessuali, coprotagonista di una relazione ambigua con la figlia Marie-Jo sfociata nel suicidio della ragazza, poco più che ventenne.

A questa fecondazione incrociata fra identità maschili si aggiunge la caratteristica che con ogni probabilità ha contribuito all'enorme successo di pubblico che Maigret ha ottenuto oltralpe: l'evocazione visiva ed emotiva di una quintessenzialità francese fatta di quai, café chantant e fisarmoniche, rinvigorita dagli innesti della cultura belga di Simenon (deliziosa la citazione del celebre dipinto del conterraneo Magritte "Ceci n'est pas une pipe"). Questo Maigret inizia con una vestizione e mette a nudo un commissario, togliendogli la pipa e la possibilità di rimediare ad un dolore antico: un personaggio la cui iconica silhouette (con cappello) si staglia contro le brume parigine in forma tridimensionale, perché combina in sé lo chassis imponente di Depardieu, il sospiro sognante di Leconte, e la fallibilità umana di Simenon.