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Love Life

Un film di Kôji Fukada

Love Life, il film diretto da Kōji Fukada, vede protagonista Taeko (Fumino Kimura), la cui vita scorre tranquilla accanto al marito Jiro (Kento Nagayama) e al figlioletto Keita (Tetsuta Shimada), finché un evento drammatico segna il ritorno del padre biologico del bambino, Park (Atom Sunada), di cui la donna non aveva notizie da anni.
Durante questa lunga assenza Park ha perso la casa, vive come un senzatetto ed è sordo, nonché gravemente malato. È per questo che Taeko decide di aiutarlo, facendo fronte al dolore e al senso di colpa...

Con Fumino Kimura Kento Nagayama Atom Sunada Hirona Yamazaki Misuzu Kanno Tomoro Taguchi

Produzione: Giappone , 2022 , 123min.

LOVE LIFE Trailer Ufficiale (Dal 9 Settembre al cinema)

"Qualunque sia la distanza tra di noi, niente può impedirmi di amarti" recita Love Life, la canzone di Akiko Yano che presta il titolo al film, e di distanze reali e metaforiche parla Koji Fukada.

I genitori di Jiro hanno scelto di vivere di fronte alla coppia di sposi, per stare vicino al bambino, ma è una vicinanza solo geografica, perché non c'è reale comunicazione dei sentimenti, e anzi la tendenza comune ad affrontare la tragedia con pudico silenzio è in realtà una modalità di negazione collettiva. L'unico che sembra sfuggire alla trappola dell'insensibilità è l'outsider del gruppo, l'ex marito di Taeko. Lui non è del tutto giapponese ma per metà straniero (coreano), non veste di nero ma di giallo, non parla perché è sordo, ma usa il corpo per attaccare la protagonista, esprimendo la sua rabbia e sbloccando in lei ciò che era represso.

Si disegna così il triangolo al centro del film, con Taeko divisa tra l'uomo che vuole proteggerla ma non è capace di guardarla in faccia, e l'uomo che lei sente di dover proteggere, che sa parlare con le mani e le espressioni del viso, ma la cui comunicazione è comunque fallace, perché mente. Come in Othello, il gioco di cui Keita è campione, la "caduta" di un pezzo determina la trasformazione di quelli vicini, così l'uscita di scena di uno dei personaggi causa la trasformazione degli altri, che di nuovo si gioca sulla distanza (per Jiro si tratta di distanziarsi da casa rimanendo nella stessa città, per Taeko è necessario arrivare fino in Corea).

Il gap culturale che ci separa da una conoscenza profonda delle tradizioni e della società giapponese impedisce probabilmente al pubblico occidentale di cogliere fino in fondo le sottigliezze di questa storia di silenziosa emancipazione, ma questo rappresenta anche un limite dell'opera, che pare avere a sua volta alcuni dei problemi di comunicazione che denuncia.

Lontano dall'empatia che si sprigiona dai film di Kore-eda, Love Life ci restituisce però un documento interessante sul Giappone contemporaneo, aprendoci le porte di realtà quotidiane poco viste e di personaggi "normali" che si ritrovano ad essere portatori di trasformazioni più grandi di loro.