Salta al contenuto principale

L'ombra di Caravaggio

Un film di Michele Placido

L'Ombra di Caravaggio, film diretto da Michele Placido, è ambientato nell'Italia del XVII secolo, quella in cui l'artista Michelangelo Merisi in arte Caravaggio, era noto sia per la sua genialità che per il suo carattere sovversivo. Un uomo tormentato, trasgressivo e con un animo smosso da dissidi interiori, che lo hanno consacrato nel tempo come artista maledetto.

È un ribelle Michelangelo Merisi (Riccardo Scamarcio), che si ritrova costretto alla fuga a causa di una vita spericolata o, in altri versi, troppo vissuta. Dopo la condanna a morte per aver commesso un omicidio durante una rissa, il pittore si dà alla fuga, a un'esistenza clandestina per evitare la pena capitale. Mentre cerca di passare inosservato agli occhi di chi potrebbe riconoscerlo, Caravaggio avverte sempre più la terribile ombra della decapitazione che gli spetta ed è così che nelle sue opere iniziano a farsi largo soggetti condannati e una massiccia presenza di teste mozzate.

La sregolatezza di un genio, che ha trascorso gli ultimi anni della sua vita tra i timori e i propri demoni, divenendo un'icona sovversiva tutt'oggi attuale.

Con Riccardo Scamarcio Louis Garrel Isabelle Huppert Micaela Ramazzotti Vinicio Marchioni Lolita Chammah

Produzione: Italia , 2022 , 120min.

L'OMBRA DI CARAVAGGIO di Michele Placido (2022) - Trailer ufficiale HD

Michele Placido utilizza l'escamotage dell'indagine per ripercorrere gli episodi salienti della vita di Michelangelo Merisi e per mostrare il modo in cui gli incontri fatti dall'artista siano riflessi nella sua opera. C'è molto della personalità di Placido, che nel film si ritaglia il ruolo di un cardinale libertino, in questo Caravaggio: la carnalità trasgressiva, la passionalità focosa, il temperamento sanguigno, persino il gusto della provocazione. Per contro l'indagatore, interpretato da Louis Garrel, è algido, distaccato e fanaticamente religioso, una vera e propria ombra per l'artista che invece agisce sempre alla luce del sole, mettendoci la faccia, costi quel che costi. Di luce e di ombra è fatto il film di Placido, scritto insieme a Sandro Petraglia e a Fidel Signorile, e la fotografia di Michele D'Attanasio evoca quel contrasto fra oscurità diffusa e illuminazione mirata che è caratteristica saliente della pittura del Caravaggio: una fotografia magnifica e coraggiosa che trae il meglio dall'ottimo lavoro di scenografia e costumi (di Tonino Zera e Carlo Poggioli), creando una sintesi pittorica fra l'opera caravaggesca e l'estetica cinematografica. La regia di Placido invece calca eccessivamente la mano su ogni scena e reitera all'infinito il messaggio sulla libertà dell'artista che ha il dovere di raccontare la verità senza adeguarsi alle pressioni esterne, in questo caso la finzione di matrice religiosa imposta dalla Chiesa e un'Accademia manierata e conservatrice. È facile vedere in questo una presa di posizione personale di Placido, spesso a disagio nel rispettare le convenzioni e le restrizioni del cinema italiano. Il tentativo di mutuare il linguaggio del tempo con quello contemporaneo ottiene spesso effetti stranianti: frasi come "Dov'è che vai?" o "Ma non dobbiamo scopà?" e "Aò" (detti da un lombardo com'era Caravaggio) risultano inappropriate nel contesto secentesco. Anche gli incontri fra Merisi e alcune figure del suo tempo, soprattutto Giordano Bruno, appaiono didascalici, così come molti discorsi sull'arte e la morale, come quello che vede Caravaggio e l'investigatore a diretto confronto. E Riccardo Scamarcio sembra a disagio nell'interpretare una figura descritta in maniera agiografica in quanto le vengono attribuiti sentimenti e intenti invariabilmente nobili malgrado la condotta rissosa e libertina.