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L'immensità

Un film di Emanuele Crialese

L'immensità, film diretto da Emanuele Crialese, è ambientato Roma, negli anni 70: un mondo sospeso tra quartieri in costruzione e varietà ancora in bianco e nero, conquiste sociali e modelli di famiglia ormai superati. Clara e Felice (Penélope Cruz e Vincenzo Amato) si sono appena trasferiti in un nuovo appartamento. Il loro matrimonio è finito: non si amano più, ma non riescono a lasciarsi. A tenerli uniti, soltanto i figli su cui Clara riversa tutto il suo desiderio di libertà.
Adriana (Luana Giuliani), la più grande, ha appena compiuto 12 anni ed è la testimone attentissima degli stati d’animo di Clara e delle tensioni crescenti tra i genitori. Adriana rifiuta il suo nome, la sua identità, vuole convincere tutti di essere un maschio e questa sua ostinazione porta il già fragile equilibrio familiare a un punto di rottura.
Mentre i bambini aspettano un segno che li guidi, che sia una voce dall'alto o una canzone in tv, intorno e dentro di loro tutto cambia.

Con Penélope Cruz Luana Giuliani Vincenzo Amato Patrizio Francioni Maria Chiara Goretti

Produzione: Italia , 2022 , 97min.

L’Immensità – Trailer Ufficiale con Penélope Cruz di Emanuele Crialese – Festival di Venezia

È un approccio pop, quello che sceglie Emanuele Crialese per filmare la sua eroina, un corpo che piano dopo piano dispiega la sua storia e la sua impazienza.

Perché Adriana vuole essere un eroe subito per quella mamma bella come il sole. Un sole che suo padre e il mondo vorrebbero spegnere come in una vecchia canzone di Celentano, un giovane "molleggiato" in pantaloni fluidi che passa in TV inventando una lingua nonsense, un'ode all'incomunicabilità. La sua "Prisencolinensinainciusol" anticipa l'insensatezza gioiosa della vita come il cerchio di insensato dolore che stringe la famiglia di Adriana.

La ruggine si deposita allora sull'inconsistente relazione tra Clara (Penélope Cruz) e Felice (Vincenzo Amato) e sulla voce di Patty Pravo, ospite di un programma che si vede in famiglia. Una rete di affetti e pixel imbriglia la grazia androgina della protagonista di Luana Giuliani. Una giovane attrice che ha lo 'sguardo' liquido di Crialese. Dolce epifania cinematografica, la sua Adri' è sempre in scena, tanto esposta quanto laconica sul ciglio della metamorfosi. A parlare per lei sono le canzoni. Per evacuare la violenza in 'campo', Crialese moltiplica le performance pop, quello degli anni Settanta italiani, che valgono da sole perché gli artisti selezionati sono al di là del "genere". Adriano Celentano, Patty Pravo, Raffaella Carrà furono inesauribili laboratori di forme che rivoluzionarono il sabato sera cortocircuitando le aspettative sociali imposte al corpo (scenico).

In attesa di un alieno, abitato come Bowie, da una bellezza cosmica, il messia è Adriano che canta solo per Adriana, libera un giorno di essere chi vuole, di rifiutare, come la Grazia di Respiro, l'ordine che regna, quello patriarcale, incarnato dal padre, subito dalla madre e custodito dalla nonna.

Pubertà, passaggio all'età adulta, angoscia della sessualità, odio del proprio corpo e volontà di farlo sparire, L'immensità è un ritratto di un'adolescente alla ricerca di sé che non affonda nella carne ma nella psicologia della protagonista. La misteriosa fabbricazione del femminile e del maschile, la maniera di incorporare altri gesti e di vedersi acquisirli è eluso a favore di una rappresentazione più convenzionale di un corpo in divenire. Una visione affatto fisica e chiusa tra un dramma borghese e un décor così ostentato da urlare la propria artificiosità.