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Flee

Un film di Jonas Poher Rasmussen

Flee, film diretto da Jonas Poher Rasmussen, racconta la storia di Amin, un uomo di 36 anni che in giovanissima età è fuggito dalla sua patria, Kabul, per trovare rifugio a Copenaghen. Oggi Amin è un accademico affermato e sta per sposarsi con l'amore della sua vita, ma l'uomo nasconde segretamente il suo passato di rifugiato. Nessuno sa chi è veramente, nemmeno il suo fidanzato, ed è riuscito a costruire per bene il castello ideale della sua esistenza, sebbene sia fatto solo di carte e che la minima rivelazione sul suo passato possa farlo precipitare proprio come una folata di vento.
Per la prima volta dopo anni, però, Amin decide di rivelarsi e raccontare la storia della sua odissea giovanile al suo migliore amico. Dopo vent'anni, sembra aver capito finalmente che per conquistare del tutto quel futuro che tanto desidera ha bisogno prima di confrontarsi con il suo doloroso passato.

Produzione: Produzione Internazionale , 2021 , 83min.

FLEE (2022) Trailer ITA del Film Animato Pluricandidato agli Oscar

La ferita interiore di un uomo è tradotta visivamente dal film con un disegno animato vario, che dal realismo dei dialoghi e del racconto documentario passa al tratto indefinito e impressionista dei traumi, del dolore senza volto e senza voce, se non quella dell'urlo indescrivibile del potere e del male.

Flee è la storia di un incontro: del regista Jonas Poher Rasmussen con quello strano ragazzo che, sul treno che portava entrambi a scuola, sedeva solo con lo sguardo fisso davanti a sé; e di quello stesso ragazzo di origine afghana, di nome Amin, che nel corso degli anni ha trovato di raccontare all'amico la sua storia. Flee è un documentario d'animazione, genere oggi molto frequentato (ad esempio Ancora un giorno, sui reportage di Ryszard Kapuscinski), che usa il tratto a disegno per mettere una distanza tra l'obiettivo della macchina da presa e l'intimità del protagonista.

Nei suoi oltre trent'anni di vita Amin ha a lungo mentito per necessità e per paura, e non solo perché non è stato, come dichiarò alla frontiera danese per farsi accogliere, un rifugiato politico. Amin, che a quella frontiera ci è arrivato solo, lasciando la madre e un fratello a Mosca, con un altro fratello e due sorelle emigrati in Svezia, è anche omosessuale, e la sua identità l'ha a lungo taciuta, non a sé stesso, ma alla sua famiglia. Il cinema è dunque per lui l'occasione per una liberazione, un'immagine che per una volta non imprigiona ma solleva da un peso.

Jonas Poher Rasmussen lavora in maniera semplice ed elementare, come in fondo dimostra anche l'ultima inquadratura del film, che trova il fotorealismo nel momento in cui si congeda dallo stesso Amin. I momenti migliori di Flee sono quelli in cui i due amici, regista e protagonista, si confrontano, si guardano oltre il fuoricampo, con il fidanzato di Amin, Kasper, che talvolta occupa in maniera discreta lo spazio dell'inquadratura.