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Teatro alla Scala

Attila

Autore: Giuseppe Verdi
Libretto: Temistocle Solera

Direttore d'orchestra: Riccardo Chailly
Regia: Davide Livermore
Scenografia: Giò Forma
Costumi: Gianluca Falaschi

Solisti: Ildar Abdrazakov Saioa Hernández George Petean Fabio Sartori Francesco Pittari Gianluca Buratto

E' il drama verdiano "Attila" ad aprire la stagione lirica nella città sforzesca. La direzione anche quest'anno è affidata al direttore Riccardo Chailly in collaborazione con il maestro delle scenografie Livermore. Ritorna alla Scala l'opera di un giovane Verdi entusiasta e capace di proporre personaggi tutti d'un pezzo, una musica "battagliera" che ha sempre avuto ruolo di risvegliare la speranza e il coraggio.

Durata: 140min.

'Attila' (2017/18) - bis Ildar Abdrazakov

Nel panorama della produzione giovanile di Verdi Attila occupa una posizione del tutto particolare: opera amatissima all’indomani della sua prima rappresentazione, capace di suscitare entusiasmi risorgimentali addirittura maggiori di quelli che generalmente si attribuiscono a Nabucco, durò relativamente poco sulle scene italiane, e a partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento seguì il triste destino di oblio della gran parte delle opere verdiane composte prima di Rigoletto. Anche ai giorni nostri, sebbene non appartenga a quel gruppo di lavori quali Alzira, Il corsaro o I masnadieri, "riesumati" periodicamente quasi più in omaggio al nome illustre del loro autore che per il reale successo di pubblico, Attila non è considerata certo un’opera di cartellone, degna di inaugurare una stagione alla Scala o al Metropolitan di New York. Insomma, se non è proprio vista dal pubblico e dalla critica alla stregua di Oberto o di Aroldo, è certo che nessuno vorrebbe paragonare Attila a Nabucco o Macbeth.

Gli studiosi, dal canto loro, sembrano sposare in pieno questo giudizio dei musicofili, a partire da uno dei più illustri, Julian Budden, che nel suo fondamentale libro in tre volumi su Verdi non esita a bollare Attila come: "la più pesante e la più rumorosa di tutte le opere risorgimentali, brusca nello stile, impiastricciata di densi e sgargianti colori, piena di effetti teatrali senza profondità e dotata di un numero maggiore del giusto di impetuose cabalette."

L’opera, intitolata al temibile condottiero unno, è considerata appunto un archetipo del "melodramma risorgimentale": dietro il vessillo della riscossa romana contro gli unni invasori le note di Verdi infiammarono gli animi del pubblico di allora, con un'opera carica di forza e di passione politiche. Pur essendo ben presto accolta favorevolmente dal pubblico italiano, Attila presentava in verità degli aspetti di carattere innovativo, tanto in relazione all’orizzonte d’attesa del pubblico, quanto nella concezione drammaturgica e stilistica del suo stesso artefice: pare infatti che Verdi, in piena atmosfera romantica, decise di mettere in musica la tragedia di Zacharias Werner Attila, König der Hunnen – colpito in particolare dal ruolo eponimo e da quelli di Azzio (Ezio, nell’opera) e Ildegonda (Odabella) – dopo la lettura di alcune pagine di un saggio di Madame de Staël, De l’Allemagne, che contiene un riassunto del dramma di Zacharias Werner. Le idee della celebre studiosa francese (in particolare quelle espresse appunto nell’Allemagne) giocarono un ruolo fondamentale nella modernizzazione della cultura italiana "primottocentesca".

Trama

PROLOGO

Ad Aquileia attorno alla metà del V secolo Odabella, figlia del signore della città, ha perduto l'intera famiglia in seguito al saccheggio della città da parte di Attila, re degli Unni ed intende vendicarsi di lui uccidendolo.
Al cospetto del re è condotto uno stuolo di vergini aquileiesi prigioniere: le guida l'orgogliosa Odabella; il re ammirato dal suo coraggio le dona la sua spada con la quale la giovane medita di ucciderlo per vendicare il padre. Riceve poi il generale romano Ezio e reagisce sdegnato alla proposta di spartirsi con lui l'impero.
Ad Ezio non resta che rinnovare lo scontro in campo.
Nella laguna veneta si rifugiano i profughi di Aquileia fuggiti dalla città distrutta; il loro capo Foresto, fidanzato di Odabella, vuole fondare una nuova città.

 

ATTO I

In un bosco vicino alla tenda di Attila, Odabella, che ha nostalgia del padre ucciso e di Foresto, incontra l'amato al quale nega di tradirlo con Attila.
La giovane lo rassicura rivelandogli di trattarsi di finzione per uccidere il barbaro.
Intanto Attila, addormentato nella propria tenda, si desta di soprassalto e narra allo scudiero Uldino un sogno: giunto alle porte di Roma, è fermato da un vecchio canuto che gli impone di arretrare di fronte alla terra di Dio.
Scacciato l'attimo di debolezza, decide di muovere contro Roma.
Il sogno si preannuncia premonitore: quando le schiere si mettono in marcia, si ode un canto flebile di donne e fanciulli guidati da Leone, un vecchio imbelle che lo ferma con le stesse parole udite in sogno.

ATTO II

Nel campo romano Ezio apprende della tregua impostagli dall'imperatore fanciullo Valentiniano. Alcuni Unni recano un messaggio: Attila accantona le ostilità, gli propone nuovamente l'alleanza invitandolo a un banchetto.
Odabella ha saputo che Foresto vuole avvelenare il re, allora lo avverte, non per pietà, ma per essere lei ad ucciderlo; Foresto si svela colpevole, Attila lo perdona per intercessione della giovane, annuncia le sue nozze con lei e congeda Ezio assicurandogli che non invaderà Roma.
 

ATTO III

Nella foresta tra gli accampamenti nemici Foresto è scoraggiato per le nozze imminenti di Attila e Odabella e invoca l'intervento delle armi romane. Oltre Ezio, anche la giovane giunge fuggendo dal campo unno; Attila la insegue, ma quando la scopre insieme a Foresto e ad Ezio comprende il tradimento.
In quell'istante i soldati romani irrompono nell'accampamento barbaro e mentre Unni e Romani si battono, Odabella trafigge a morte Attila, vendicando l'uccisione del padre.