Salta al contenuto principale

La ragazza con il braccialetto

Un film di Stéphane Demoustier

La ragazza con il braccialetto, film diretto da Stéphane Demoustier, racconta la storia di Lise (Melissa Guers), una ragazza di 18 anni, accusata due anni prima di aver ucciso la sua migliore amica e ora costretta alla libertà vigilata in attesa del giudizio della Corte d'assise. Lise ha alla caviglia un braccialetto elettronico che controlla i suoi movimenti e vive con i genitori, Bruno e Céline (Roschdy Zem e Chiara Mastroianni), esponenti della classe media. I due affrontano l'accusa di omicidio della figlia in modi totalmente diversi: il padre si dimostra protettivo e cerca di sostenerla, mentre la madre è totalmente bloccata su come affrontare questo dramma familiare e il futuro di Lise.
Quando la ragazza si presenta in tribunale, emerge durante il processo uno stile di vita, condotto da Lise, totalmente inaspettato per i genitori. Una vita sconcertante che finora ignoravano e che mette per la prima volta l'imputata a nudo.

Con Roschdy Zem Melissa Guers Anaïs Demoustier Chiara Mastroianni Annie Mercier Pascal Garbarini

Produzione: Francia Belgio , 2019 , 95min.

È un legal drama peculiare, “La ragazza con il braccialetto”, approdato finalmente in Italia a due anni dall’uscita, dopo aver raccolto diversi premi e riconoscimenti europei (incluso un César per la miglior sceneggiatura non originale). Ambientato quasi esclusivamente in tribunale, il film di Stéphane Demoustrier si svincola però ben presto dai dogmi del genere, rivelandosi esattamente quello che doveva essere nelle intenzioni del regista: un viaggio nella psiche della protagonista e nel delicato dedalo di rapporti familiari, amicizie e traumi che l’adolescenza porta con sé. Una disamina che si perfeziona magistralmente in 96 minuti ad alta tensione, ma senza disvelare tutti gli interrogativi, a partire da quello scelto dalla distribuzione italiana per promuovere il film: “Conosciamo davvero chi amiamo?”. Dilemma che trova nella relazione tra genitori e figli la sua dimensione più sfuggente e insondabile.

Benché relegata sullo sfondo, però, la trama “thriller” esiste e contribuisce appieno alla riuscita della pellicola, grazie anche ad alcune raffinate e appropriate scelte registiche. A cominciare dalla scena iniziale, in cui la macchina da presa scruta l’azione da lontano, lasciando che le voci restino in sottofondo, fondendosi quasi indistintamente con il rumore del mare e del vento. Un tranquillo quadretto di vita familiare - Lise su una spiaggia della Côte de Jade con i genitori e il fratellino - è sconvolto dall’arrivo degli uomini in divisa e reso ancor più straniante dalla reazione docile della ragazza che, senza opporre resistenza né manifestare stupore (circostanza che verrà sottolineata dall’accusa nel processo), si veste, si rassetta i capelli e segue i poliziotti in questura.
Lo stacco temporale di due anni serve per mettere a fuoco finalmente la vicenda: l’ormai diciottenne Lise (la promettentissima Melissa Guers) è agli arresti domiciliari con tanto di braccialetto alla caviglia, con l’accusa di aver brutalmente ucciso a coltellate la migliore amica Flora. L’attesa del processo è vissuta diversamente in famiglia: il padre Bruno (Roschdy Zem) si dimostra morbosamente protettivo, impedendo alla figlia di frequentare il fidanzato e controllandone ogni mossa; la madre Céline (Chiara Mastroianni) è invece completamente bloccata, rinchiusa nel suo dolore e incapace di reagire, al punto da decidere di disertare le udienze. A sdrammatizzare il clima plumbeo è il figlio minore Jules, che si fa promettere dalla sorella di lasciargli la camera in caso di condanna - e che paradossalmente si rivelerà invece l’unico in grado di aiutarla davvero.