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Opéra Royal de Wallonie Liége

Norma

Autore: Vincenzo Bellini
Coreografia: Barbara Palumbo
Libretto: Felice Romani

Direttore d'orchestra: Massimo Zanetti
Regia: Davide Garattini Raimondi
Scenografia: Paolo Vitale
Costumi: Giada Masi

Solisti: Patrizia Ciofi Josè Maria Lo Monaco Gregory Kunde Andrea Concetti Réjane Soldano Zeno Popescu

E' l'opera più conosciuta di Bellini, la sua creazione è stata complicata, vittima di gelosie e superstizioni. Norma ha saputo imporsi per la qualità della sua musica, per il belcanto e la sua seducente musica dalla difficile interpretazione. L'aria che apre l'opera è considerata da sola il simbolo della lirica italiana all'estero. E' la dimostrazione del genio musicale italiano che mette la virtuosità al servizio dell'emozione.

Durata: 140min.

Norma (Bellini) - Présentation

I movimenti coreografici non sono contemplati, solitamente, durante la sublime sinfonia di Norma. All'Opéra Royal de Wallonie-Liège, invece, per questa produzione, il teatro belga li ha previsti. Orpelli inconsueti, che, soprattutto nell'ouverture, possono far correre il rischio che si alteri il senso di solo ascolto che l'autore ha inteso dare all'apertura del proprio capolavoro.
Tutta l'atmosfera di questa nuova produzione, infatti, è stata pervasa da un gusto per la danza e i movimenti mimici, in un'ambientazione che ha ricordato certi film di fantascienza post-apocalittica anni '80 e '90 del secolo scorso. In realtà, secondo il libretto, ci si dovrebbe trovare in una condizione storica, se non precisa, quanto meno indicativa ed in luoghi altrettanto identificati; ma la messa in scena fantasiosa di Davide Garattini Raimondi è stata comunque complessivamente rispettosa del senso del capolavoro, lasciando ampio spazio agli interpreti.
Patrizia Ciofi al debutto nel ruolo del titolo, è uscita dagli schemi correnti, sia vocali che scenici, rientrando in una personalissima interpretazione. Vocalmente lirica ma scenicamente drammatica, la celebre artista toscana, che detiene con forza tale drammaticità nelle proprie corde, ha dominato la scena. L'espressività dell'artista ha reso una Norma sofferta e sentita; ogni frase non è stata solo cantata ma anche declamata: rilevanti le sue ben note capacità attoriali. Raffinatissima la tecnica: tutto flautato a mezza voce, mai gridato, con una capacità di saper usufruire al meglio di tutto ciò di cui lo studio e l'esperienza l'ha dotata e arricchita. La Norma della Ciofi, dunque, ha perso del tutto l'algido neoclassicismo e l'indole solo guerresca che spesso le sono stati attribuiti ed ha scavato ed espresso tutto un mondo sfaccettato e intenso di umani sentimenti.
Gregory Kunde si è qualificato già all'ingresso in scena come uno dei migliori proconsoli romani apparsi sui palcoscenici di sempre. Il suo Pollione, nel tempo, non ha mai perso lo smalto ed è giunto fino ad oggi a variazioni, compresi i sovracuti, e abbellimenti che il celebre tenore si può permettere senza sforzo. La sua professionalità indiscussa è stata ed è ancora anche sostegno insostituibile per le protagoniste che lo hanno affiancato e lo affiancano. Un Pollione robusto e autorevole, quello del Kunde: questo grandissimo artista sta conoscendo oggi una carriera ancora più sfolgorante che nel passato.
José Maria Lo Monaco ha esibito bel colore vocale ed emissione precisa e curata, porgendo un'Adalgisa credibile, che ben depone a favore di un'ulteriore maturazione del ruolo da parte della giovane e graziosa interprete.
Fin dal suo ingresso, l'Oroveso corretto di Andrea Concetti non ha colto però anche l'autorevolezza che il personaggio dovrebbe possedere ed esprimere.
Adeguati vocalmente l'ottimo Flavio di Zeno Popescu e l'imponente Clotilde di Réjane Soldano. Gradevole il Coro stabile del teatro, diretto da Pierre Iodice, anche se, al primo atto, si è lanciato, nei piano, in un inedito falsetto.
Sul podio il M° Massimo Zanetti ha condotto i giochi con una direzione piuttosto incostante e un palese senso di sottolineature marziali: un'espressione più sinfonica avrebbe giovato all'insieme del capolavoro belliniano. Si è rilevata maggiore attenzione al versante agogico rispetto a quello dinamico da parte del direttore alla guida della bella orchestra dell'Opéra Royal de Wallonie-Liège; il che ha prodotto una secchezza dei suoni che ha offuscato lo splendore dell'orchestrazione belliniana, mancando anche di una corretta fluidità che rendesse giustizia all'ascolto complessivo dal punto di vista orchestrale.
Tornando alla regia citata all'inizio, il Garattini Raimondi ha dunque reso una lettura caratterizzata da una connotazione quasi a-temporale e simbolica e si è sbizzarrito in qualche trovata scenica; ma nonostante l'ininterrotta strage di mimi e comparse perpetrata alle spalle dei protagonisti in corso d'opera, con conseguente copiosa presenza di sangue in palcoscenico, il popolo dei druidi non presentava particolari tratti o atteggiamenti guerreschi di corrusca barbarie. L'insieme registico a tratti, poi, si lasciava sfuggire qualche punto nodale: il duetto "Mira o Norma" sarebbe stato molto più efficace se i pargoletti fossero stati scena anche in quel momento, per esempio.
Il tutto era diluito nel colore blu che invadeva il palcoscenico, alternato col rosso e con improvvisi, nitidi bagliori, che dominava nelle luci curate di Paolo Vitale. La scena, dello stesso Vitale, strutturata su tre piani, se da una parte ha giustamente e simbolicamente ornato i luoghi privati di Norma, di solito squallidi e disadorni, infarcendoli di richami guerreschi di candida classicità citando i bassorilievi della colonna Traiana, dall'altra si è persa nello sfondo in alto in cui campeggiavano improbabili e piatti fondali.
Studiati i costumi di Giada Masi, incrostati di preziose applicazioni e assemblati con materiali innovativi. Indubbia la ricchezza della calotta che ha ricoperto il capo di Norma, altrettanto ricca di luminescenze la tunica di Oroveso, ma i caschetti biondi delle druidesse, per non parlare di quello scuro e cangiante di Adalgisa, evocavano inconsulti flashback stile Barbarella.
 

Natalia Di Bartolo

Trama

ATTO PRIMO

La vicenda si svolge nelle Gallie, all'epoca dell'invasione Romana
Nella foresta sacra dei Druidi il gran sacerdote Oroveso annuncia l'arrivo di Norma, la sacerdotessa sua figlia, che compirà il sacro rito in omaggio alla divinità lunare.
Intanto Pollione, segreto amante di Norma da cui ha avuto due figli, incontra l'amico Flavio e gli confida di essersi innamorato di un'altra sacerdotessa (Adalgisa) e di voler con lei fuggire alla volta di Roma, temendo l'ira e la vendetta di Norma.
I guerrieri Galli esortano Norma ed Oroveso a dare l'ordine di sterminare gli oppressori romani, ma Norma, quale interprete della volontà divina, asserisce che l'ora della rivolta non le è ancora stata comunicata dagli dèi. Intona quindi una preghiera alla luna, al termine della quale congeda l'assemblea dei Galli, che si allontana invocando il giorno della vendetta.
Nella sacra foresta rimane solo Adalgisa, subito raggiunta da Pollione che la invita ad abbandonare le sue divinità e a seguirlo a Roma; la fanciulla, alfin convinta, promette di fuggire con lui l'indomani.
Nella sua abitazione, Norma confida a Clotilde d'aver appreso che Pollione è richiamato in patria: teme che il proconsole abbia intenzione d'abbandonarla e le affida i due figli per poter rimaner da sola ma la raggiunge Adalgisa che, ignorando la relazione tra Norma e Pollione, le confida il suo colpevole amore senza rivelare l'identità dell'amato; narra il primo incontro e Norma commossa, al ricordo del suo idillio con Pollione, scioglie Adalgisa dai suoi voti e la congeda, invitandola a vivere liberamente con l'amato.
All'arrivo inatteso del proconsole, Norma comprende che è proprio lui l'uomo amato dalla fanciulla ed in preda al furore, la mette in guardia contro l'infedeltà del romano.
Adalgisa, sconvolta dalle rivelazioni, rimprovera Pollione di averla ingannata e rifiuta di seguirlo.
I Druidi, intanto, richiamano Norma alla celebrazione dei sacri riti; Pollione si allontana, furente, e Adalgisa informa Norma che intende rinunciare al proprio amore.
 

ATTO SECONDO

Nella abitazione di Norma
Norma decide di vendicarsi uccidendo i due bambini avuti da Pollione; ma quando entra, nottetempo, nella stanza in cui dormono brandendo un pugnale, il sentimento materno prevale. Fa chiamare Adalgisa e le affida i figli , pregandola di condurli all'accampamento romano: lei ha deciso di morire.
Adalgisa, disperata, tenta di dissuaderla, e promette di intercedere in suo favore presso il proconsole romano, al quale ella ha definitivamente rinunciato; commossa, Norma l'abbraccia e le assicura la sua eterna amicizia.
Nella foresta intanto, Oroveso annuncia ai guerrieri galli la prossima partenza di Pollione, che verrà sostituito da un proconsole ancor più temibile; ma invita tutti ad attendere con pazienza l'ora dell'insurrezione dato che Norma non ha ancora dato il responso.
Norma spera ancora che Pollione possa tornare al suo amore, ma Clotilde la dissuade, rivelandole che il proconsole è deciso a rapire Adalgisa e a condurla a Roma.
Sconvolta e desiderosa di vendetta, Norma chiama a raccolta i guerrieri galli, annunciando loro che è giunta l'ora di ribellarsi a Roma.
Poco dopo Pollione, sorpreso nel sacro recinto delle vergini, viene arrestato e condotto al tempio; Norma vorrebbe ucciderlo ma poi, mossa a pietà, allontana tutti col pretesto d'interrogare il prigioniero, per scoprire l'identità della sacerdotessa sua complice.
Rimasti soli, Norma lo supplica di tornare al suo amore ma Pollione rifiuta, poi, di fronte alla minaccia di uccidere i due figli e mandare al rogo Adalgisa, accetta le condizioni impostegli. Rientrano i guerrieri e i sacerdoti e Norma annuncia loro d'aver scoperto il nome della donna spergiura e traditrice: tra lo stupore e la costernazione generale accusa se stessa del misfatto, e ordina che venga eretto il rogo sul quale andrà a morire.
Prega Oroveso di prendersi cura dei figli (“Deh, non volerli vittime”) e si avvia verso il rogo, mentre Pollione, straziato dal rimorso e resosi conto d'amare ancora quella donna generosa e sublime, decide di seguirla unendosi al suo tragico destino.