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Teatro La Fenice Venezia

Don Giovanni

Autore: Wolfgang Amadeus Mozart
Libretto: Lorenzo Da Ponte

Direttore d'orchestra: Stefano Montanari
Regia: Damiano Michieletto
Scenografia: Paolo Fantin
Costumi: Carla Teti

Solisti: Alessandro Luongo Attila Jun Antonio Poli Francesca Dotto Carmela Remigio Omar Montanari Giulia Semenzato William Corrò

Don Giovanni è un’opera lirica in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart. È la seconda delle tre opere italiane che il compositore austriaco scrisse su libretto di Lorenzo Da Ponte (che era al servizio dell’imperatore d’Austria), il quale attinse a numerose fonti letterarie dell’epoca. Essa precede Così fan tutte (K 588) e segue Le nozze di Figaro (K 492), e venne composta tra il marzo e l’ottobre del 1787, quando Mozart aveva 31 anni. Commissionata dall’imperatore Giuseppe II, anche a seguito del successo di Don Giovanni o sia Il convitato di pietra di Giuseppe Gazzaniga, non andò tuttavia in scena per la prima volta a Vienna, bensì al Teatro degli Stati di Praga. Don Giovanni è considerata uno dei massimi capolavori di Mozart, della storia della musica e della cultura occidentale in generale

Durata: 190min.

Don Giovanni - Teatro "La Fenice" trailer

Il Don Giovanni è la seconda delle opere nate dalla collaborazione fra Mozart e Da Ponte, dopo Le Nozze di Figaro. L'opera debuttò il 29 Ottobre 1787 a Praga, suscitando subito un grande entusiasmo, costituendo per il compositore un piccola rivalsa nei confronti di Vienna, dove l'opera venne invece accolta con freddezza.

Nel frontespizio dell'opera, il Don Giovanni viene definito come "dramma giocoso"; nessun commentatore dell'epoca si fece scappare l'occasione di commentare questo apparente ossimoro. In realtà con il termine "dramma" veniva utilizzato nelle opere buffe come sinonimo di "azione teatrale"; nulla a che vedere dunque con una componente drammatica.

Il fascino proprio del Don Giovanni, resiste ancora oggi, al di fuori del suo archetipo letterario. Con il passare degli anni, l'opera è stata più volte sviscerata, personaggi che all'inizio sembravano secondari sono stati portati al centro dell'attenzione.
Allo stesso modo si è più volte discusso del rapporto del protagonista con Donna Anna, con Donna Elvira e con Leporello.
Don Giovanni è un'opera ancora aperta a molteplici interpretazioni; questa apertura è dovuta alle ambivalenze esistenti sia nelle relazioni tra i personaggi, sia nella musica che dà loro corpo.

La rappresentazione

A chiusura della stagione 2016-17, è tornato con successo al Teatro La Fenice il Don Giovanni allestito nel 2010 da Damiano Michieletto: il più riuscito e travolgente fra quelli della trilogia Mozart-Da Ponte realizzata dal vulcanico regista a Venezia in collaborazione con Paolo Fantin, geniale scenografo, e Carla Teti, eccellente costumista.

L’ambientazione a ridosso della rivoluzione francese, in un palazzo-labirinto in disfacimento e ruotante su se stesso (un impianto scenico davvero formidabile), presenta un protagonista intrappolato nella giostra delle nevrosi, schiavo della fame sensuale e dell’impulso trasgressivo, animato da passioni caotiche e pulsioni violente, in un crescendo di eccessi che culmina nel banchetto-orgia del finale. La vitalità del grande dissoluto è solo apparente e risulta ben presto ammalata, mortifera.
Portato meccanicamente all’autodistruzione, Don Giovanni finisce a sua volta per travolgere gli altri come in un vortice. Tutti ne sono condizionati: Leporello è un personaggio fragile, complessato, balbuziente, privo di ogni connotazione buffonesca; Don Ottavio è invece un giovane bloccato da un senso di impotenza psicologica, mentre le donne, sempre sull’orlo di una crisi di nervi, sono afflitte da insicurezza e senso di precarietà nei sentimenti.
Con coerenza, Michieletto elimina ogni riferimento al soprannaturale. Non c’è nemmeno il deus ex machina. Tutto avviene nell’inconscio di Don Giovanni, che nelle sue avventure si confronta esclusivamente con la figura paterna: crede di agire in funzione delle prede che intende conquistare, in realtà è in lotta con gli uomini che vuole sconfiggere. Non è l’amore delle donne che lo muove, ma il rifiuto di accettare le regole e l’autorità del padre. È questo il vero nemico da annientare, senza cedimenti e pentimenti, come il regista sottolinea alla fine riproponendo con un flashback la scena dell’uccisione a bastonate del Commendatore.
Una visione cupa e angosciante che sfocia in un finale tutt’altro che lieto e che non porta a una ricomposizione dell’ordine. La morte di Don Giovanni è come un cataclisma che si abbatte sul palazzo-labirinto: nulla sarà più come prima. Gli altri protagonisti continueranno a sentire la sua mancanza e a subirne il condizionamento, lasciando la sensazione di una umanità irrimediabilmente lacerata.

L’esecuzione può contare sulla direzione di Stefano Montanari. Interprete che in Mozart, come nel repertorio barocco, ho sempre trovato interessante, ma che in questa occasione mi convince di meno. Premesso che, in generale, la moda dei tempi ultra veloci inizia a stancare, perché si traduce spesso in un appiattimento del discorso musicale e crea marasmi nella concertazione con le voci, mi sembra che Montanari, proprio per la tendenza alla speditezza e secchezza ritmica, sacrifichi la complessità e la varietà espressiva di alcune pagine. Sia l’introduzione lenta dell’ouverture che tutta la scena del Commendatore, per esempio, mancano di mistero e potenza drammatica, risultano estranee a ogni risvolto ultraterreno o premonizione romantica. Certo, la lettura di Montanari è volutamente antiromantica e antiretorica, punta a una resa orchestrale incalzante e a legare le scene con una continuità mozzafiato. Ha insomma una sua logica e un obiettivo preciso: dominare l’arco evolutivo della partitura e costruire il discorso drammatico all’interno dei canoni dell’opera buffa. Tuttavia, certe scelte sono al limite dell’eccentricità e il prezzo da pagare, proprio in termini di resa drammatica, è a tratti eccessivo. Di positivo c’è che Montanari non annoia mai, riesce a far percepire la presenza dell’orchestra come un’entità vitale e comunicativa, e inoltre dà adeguato respiro ai fraseggi liricamente distesi di alcune arie.

LA TRAMA

ATTO I
Don Giovanni si introduce - mascherato - all'interno della casa di Donna Anna, con lo scopo di sedurla o alternativamente violentarle.
Donna Anna in principio crede si tratti di Don Ottavio, il suo promesso sposo; quando si accorge dell'inganno allontana Don Giovanni (pur senza riconoscerlo), il quale è costretto a fuggire in giardino, dove lo attende Leporello (il suo servo).
Il frastuono richiama il Commendatore, padre di Donna Anna, che dapprima ordina alla figlia di andare a achiamare i soccorsi, e poi sfida a duello l'aggressore della figlia.
Don Giovanni pur accettando con riluttanza, vince il duello e uccide il Commendatore. A questo punto non gli resta altro da fare che recuperare il suo servo Leporello (che nel frattempo si era nascosto) e fuggire.
Quando Donna Anna scopre il cadavere del padre ha un mancamento; Don Ottavio, che nel frattempo l'ha soccorsa, giura di vendicare la morte del suocero

Scampato il pericolo, Don Giovanni continua il suo giro, in cerca di conquiste; si imbatte in una giovane fanciulla, tutta sola.
Si accorge dell'identità della fanciulla troppo trdi: si tratta di Donna Elvira, già da lui sedotta e abbandonata pochi giorni prima, la quale lo cerca disperatamente innamorata.
Con uno stratagemma Leporello distrae la giovane donna, permettendo al suo padrone di fuggire indisturbato. Rimasto solo con Donna Anna, a Leporello non resta altro che rivelarle le gesta amorose del suo padrone e l'infinita lista delle sue conquiste, per farle capire di essere stata solo un'avventura di Don Giovanni.

Donna Elvira non vuole arrendersi, è infatti decisa a rintracciare Don Giovanni e a redimerlo dalla sua vita amorosa immorale.
Nel frattempo un gruppo di contadini festeggiano Zerlina e Masetto, giovani sposini. Don Giovanni e Leporello si imbattono nella festa; mentre Leporello è intento a corteggiare alcune invitate alle nozze, il suo padrone gli ordina di far allontanare Masetto e i contadini con una scusa, cosicchè lui possa sedurre Zerlina.
Una volta rimasto solo con la giovane sposa, Don Giovanni le chiede di seguirlo e le promette di sposarla; proprio quando sta per cedere alle sue lusinghe, interviene Donna Elvira, che le svela le vere intenzioni di Don Giovanni.
Donna Elvira porta via la giovane Zerlina proprio mentre sopraggiungono Donna Anna e Don Ottavio. I due - ancora in cerca dell'aggressore - sono venuti a chiedere l'aiuto proprio a Don Giovanni. Donna Elvira rientra brevemente in scena per mettere tutti in guardia dalle false promesse di Don Giovanni, il quale la zittisce accusandola di essere pazza.
Partiti Don Giovanni e Donna Elvira, Donna Anna e Don Ottavio rimangono soli; lei gli confida di aver riconosciuto nella voce di Don Giovanni quella del suo aggressore e - prima di andarsene - gli ricorda la promessa che ha fatto poco prima: avrebbe vendicato a tutti i costi la morte del suocero.
Don Ottavio rimane stupito dalle parole di Donna Anna; invece di sistemare le cose con Don Giovanni, decide di andare a consolarla.

Don Giovanni non desiste all'idea di sedurre Zerlina: decide quindi di organizzare una festa per il matrimonio con Masetto, a cui invitare tutti i paesani. Intanto Zerlina cerca di farsi perdonare da Masetto quella sua debolezza; arriva però Don Giovanni che li invita al gran ballo organizzato dal povero Leporello.
Don Ottavio, Donna Anna e Donna Elvira colgono l'occasione al volo, decidendo di andare al ballo mascherati e arrestare Don Giovanni.
Durante il ballo - tra la confusione dei paesani - Don Giovanni balla con Zerlina e la conduce in disparte, mentre Leporello distrae Masetto. Le urla fuori scena della giovane richiamano l'attenzione dei presenti. Don Giovanni cerca di addossare la colpa della tentata violenza a Leporello; Donna Anna, Donna Elvira e Don Ottavio gettano però la maschera e lo accusano apertamente dei suoi crimini.
Neanche l'aiuto di Masetto, Zerlina e di tutti i paesani riuscirà ad impedire l'ennesima fuga fortunosa di Don Giovanni e Leporello.

ATTO II
I due fuggiaschi si ritrovano, quella sera stessa, davanti alla casa di Donna Elvira; Leporello cerca di prendere le distanze dal padrone, reo di averlo accusato ingiustamente. L'offerta di denaro da parte di Don Giovanni lo convince però a rimanere al suo servizio.
Don Giovanni decide di cambiarsi d'abito con il servo, in modo che mentre questi distragga Donna Elvira, lui possa adescare la giovane cameriera. Donna Elvira, affacciatasi alla finestra, viene tratta in inganno, credendo che Don Giovanni si sia veramente ravveduto.

Donna Elvira e Leporello (travestito da Don Giovanni) si allontanano; entra in scen Don Giovanni che intona la sua serenata per la cameriera. Sopraggiungono Masetto e un gruppo di contadini, intenzionati ad uccedere il nobile.
Il travestimento di Don Giovanni riesce a trarre in inganno tutti i presenti; con una scusa allontana il gruppo di contadini e resta solo con Masetto. Dopo averlo disarmato con l'inganno, lo picchia ferocemente e fugge. Zerlina - che si trovava a passare da quelle parti - soccorre il marito; i due decidono insieme che il servo Leporello merita la stessa sorte decisa per il padrone.

Leporello, non sa più come fare per sfuggire dalle attenzioni amorose di Donna Elvira; riesce a trovare una via d'uscita, ma viene bloccato dall'arrivo di Don ottavio, Donna Anna, Zerlina, Masetto e tutti i contadini. Riconoscendo in lui Don Giovanni, sono intenzionati a catturarlo e ucciderlo. Leporello getta allora la maschera; con suo immenso stupore però, i presento lo accusano di aver picchiato Masetto, ingannato Donna Elvira e tradito Don Ottavio e Donna Anna. La sua sorte si prospetta quindi analoga a quella di Don Giovanni. non riuscendo a discolparsi, il servo riesce nuovamente a fuggire.

Don Ottavio e Masetto partono alla ricerca di Don Giovanni; Zerlina intanto raggiunge Leporello e carca di ucciderlo. Come sempre però, lo scaltro servo riesce a fuggire nuovamente. Zerlina si getta al suo inseguimento insieme a Donna Elvira. Sopraggiunge però Masetto, che discolpa Leporello, dicendo di aver visto Don Giovanni nelle vesti del servo; prende quindi con sè Zerlina e insieme escono di scena. Rimasta sola, Donna Elvira sfoga la rabbia dovuta ai suoi sentimenti contrastanti, divisi tra l'amore e il desiderio di vendetta nei confronti Don Giovanni.

Sono le due di notte; Leporello e Don Giovanni hanno trovato rifugio nel cimitero. Quando il servo racconta le sue recenti disavventure, Don Giovanni ride di gusto. All'improvviso una voce tonante e minacciosa lo avverte che la sua voglia di ridere finirà prima dell'arrivo dell'aurora: è la voce del defunto commendatore, proveninete dalla sua statua all'interno del cimitero.
Don Giovanni, per nulla intimorito, ordina al pavido Leporello di invitare la statua a cena; questa accetta beffarda l'invito.

Intnato, nel palazzo del Commendatore, Don Ottavio chiede a Donna Anna se sia pronat a sposarlo; questa risponde che non potrà sposarsi finchè il colpevole della morte di suo padre non abbia pagato per il suo crimine. Don Ottavio conviene con lei: lui e i suoi amici cercheranno senza sosta Don Giovanni, non sapendo che questi ha appena invitato a cena nel suo palazzo proprio il Commendatore.

Nel palazzo di Don Giovanni è tutto pronto per la cena. Mentre il padrone di casa si intrattiene ascoltando musica, sopraggiunge Donna Elvira che lo implora per l'ennesima volta di pentirsi. Egli la caccia via. Poco dopo la sua uscita di scena, si sente la voce di Donna Elvira gridare. Don Giovanni manda Leporello a controllare cosa sia accaduto. Il successivo urlo che si sente è quello di Leporello. Il servo ritorna poco dopo, pallido e terrorizzato, annunciando la presenza della statua del Commendatore alla porta del palazzo.
Lo stesso Don Giovanni va ad accogliere l'ospite, mentre Leporello si nasconde intima al padrone di scappare.

La statua del Commendatore decide di ricambiare l'invito, proponendo a Don Giovanni di andare a cena da lui; Don Giovanni accetta, impavido, stringendogli la mano. Chiuso nella stretta letale della statua, Don Giovanni è ancora fermo nella sua decisione di non pentirsi. Il Commendatore scompare in una nube, mentre demoni e diavoli di fuoco vengono per condurre il libertino all'inferno con loro. Don Giovanni cerca di fuggire inutilmente; dopo una inutile resistenza viene inghiottito tra le fiamme dell'inferno.
Sopraggiungono tutti gli altri personaggi, insieme a contadini e paesani, con lo scopo di arrestare Don Giovanni. Leporello racconta loro di quanto successo. Essendo stato punito il carnefice del padre, Don Ottavio chiede a Donna Anna se sia alfine disposta a sposarlo; ella risponde che ha bisogno di tempo, prima che il suo cuore si rassereni.
Masetto e Zerlina vanno a cena dai loro amici. Poichè l'unico amore della sua vita è sparito per sempre, Donna Elvira decide di ritirarsi in convento. Leporello decide di cercare un padrone migliore.
La scena si chiude con i personaggi che si allontanano in direzioni diverse.